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Marò, lo schiaffo dell’India: “Pena di morte? Non abbiamo dato garanzie”

Il governo italiano ha rispedito in India i marò Latorre e Girone dopo aver assicurato di aver ricevuto da New Delhi la garanzia che, anche in caso di condanna, i due non sarebbero stati giustiziati. Ma ora il ministro della Giustizia indiano non conferma queste “garanzie”.
A cura di Susanna Picone
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Il governo italiano ha rispedito in India i marò Latorre e Girone dopo aver assicurato di aver ricevuto da New Delhi la garanzia che, anche in caso di condanna, i due non sarebbero stati giustiziati. Ma ora il ministro della Giustizia indiano non conferma queste “garanzie”.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò accusati di aver ucciso due pescatori, sono tornati ieri in India lasciandosi dietro molte polemiche relative all’operato della nostra diplomazia nella gestione del caso. Il governo italiano per qualche giorno ha, infatti, detto che i Fucilieri di Marina sarebbero rimasti in Italia, poi a qualche ora dalla scadenza del loro permesso ha deciso di rimandarli indietro perché “la parola di un italiano è sacra”. E Latorre e Girone sono tornati in India con una garanzia: quella che, anche in caso di condanna, non avrebbero rischiato la pena di morte. L’hanno assicurato le autorità italiane ma, a quanto parte, non quelle indiane. Il governo di New Delhi non ha fornito, infatti, nessuna garanzia al nostro governo in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte suprema di New Delhi. È quanto ha detto il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, in un’intervista all’emittente Tv Ibn.

La costituzione del Tribunale speciale per i marò – Al giornalista che gli chiedeva come mai il ministro degli Esteri avesse dato tale garanzia sulla pena di morte all’Italia lui ha risposto: “Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?”. Il ministro della Giustizia ha anche ricordato che Salman Khurshid (ministro degli Esteri) è anche un avvocato “e sul perché abbia detto quelle cose sta a lui rispondere”. Intanto le autorità giudiziarie indiane, dopo l’autorizzazione fornita dallo stesso ministro della Giustizia, hanno disposto la costituzione di un tribunale ad hoc per esaminare il caso dei due marò: l’Alta Corte di New Delhi ha emanato un’ordinanza per formare un organo giudicante speciale come era stato stabilito nella sentenza della Corte Suprema lo scorso 18 gennaio. In Italia, invece, martedì prossimo i ministri Terzi e Di Paola riferiranno alla Camera sulle decisioni prese dal governo.

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