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Mario Monti nominato senatore a vita, un super-tecnico per il governo di emergenza?

Il nuovo senatore a vita è un tecnocrate di rigore: ex-advisor per Goldman Sachs, commissario per l’Unione Europea e uomo che ha sconfitto Microsoft – condannata per abuso di posizione dominante dall’Ue. Sarà Mario Monti il nuovo presidente del Consiglio per traghettare l’Italia fuori dalla crisi economico-finanziaria?
A cura di Alessio Viscardi
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Mario Monti senatore a vita: prossimo presidente del Consiglio?

Mario Monti è il settimo senatore a vita del Parlamento italiano. Nominato in serata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai sensi dell’articolo 59 della Costituzione, è il super-tecnico su cui si sono fatte insistenti nelle ultime settimane le voci di una sua possibile presidenza tecnica del Consiglio dei ministri. Professore di economia politica e Presidente della Università Bocconi di Milano, di lui vengono tessute le lodi in campo scientifico e sociale, la sua nomina è stata confermata dal presidente Renato Schifani con controfirma del decreto di Silvio Berlusconi.

La notizia della nomina di Mario Monti a senatore a vita è stata data dallo stesso presidente della Repubblica mediante una nota ufficiale del Quirinale. La notizia ha ricevuto il plauso bipartisan del Parlamento, secondo molti segno significativo della possibilità che sia proprio Monti a diventare nuovo presidente del Consiglio alla guida di un governo di larghe intese che incorpori elementi dell’Opposizione per far fronte alla grave crisi economica e finanziaria che sta colpendo l’Italia.

Un governo di transizione che dovrà entrare in carico all’indomani dell’approvazione della legge di stabilità e le conseguenti dimissioni dell’attuale presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Tutti i leader delle Opposizioni hanno espresso il proprio favore per la nomina di Monti, da Pier Luigi Bersani a Pier Ferdinando Casini, passando per il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Mario Monti è il settimo senatore a vita di Palazzo Madama, affiancandosi agli ex-presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro e gli onorevoli Giulio Andreotti, Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini, Sergio Pininfarina. Mario Monti sembra avere l’aplomb necessario per mettere d’accordo maggioranza e opposizione. Ex-advisor di Goldman Sachs, commissario europeo per dieci anni e con fama di essere un “tecnocrate” di rigore. Il Wall Street Journal lo ha definito “zar antitrust” nel 1994 per la sua attività di Commissario Ue al mercato unico e servizi finanziari. Dal 1999 ha rivestito anche il ruolo di Commissario alla concorrenza. Icona del rigorismo economico, ha promosso la libera concorrenza e combattuto oligarchie e monopoli.

Mario Monti è l’uomo che ha sconfitto Microsoft, costringendo il Commissario europeo a multare con 500 milioni di euro l’azienda leader nel settore informatico per “abuso di posizione dominante”. Tra i suoi interventi si annoverano anche il salvataggio del gruppo bancario francese Alstrom e il rifiuto della fusione tra General Electric e Honeywell.

Non è un novellino, ma con i suoi 63 anni si candida a essere una delle figure più giovani del panorama economico-finanziario italiano. La sua è anche una cultura imprenditoriale, avendo preso parte ai consigli di amministrazione di Fiat, Generali e Comit. Nel suo passato di annoverano anche cocenti sconfitte, come quella al Fondo Monetario Internazione – quando Silvio Berlusconi lo propose dapprima come nuovo presidente, ma ritirando poi il proprio sostegno a favore di un accordo che portò all’istituto internazionale Rodrigo Rato. Inoltre, dopo le dimissioni del ministro dell’Economia Giulio Tremonti due legislature fa, si fece il nome di Monti per il posto, che però venne affidato a Siniscalco.

Di Mario Monti non si può non sottolineare la forza di carattere, che nel 2005 gli fece rifiutare il posto di presidente della Banca d’Italia. È lui l’uomo che salverà l’Italia dal default? Chiari sono i suoi propositi, espressi già a luglio dopo l’approvazione della prima manovra finanziaria: “Non solo questa manovra, ma tutta l'impostazione seguita da Berlusconi fin dall'inizio non porta nella direzione della crescita. Servono interventi che sblocchino certi meccanismi di sviluppo, servono le riforme strutturali, le liberalizzazioni che rilancino la concorrenza e combattano privilegi e rendite”.

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