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Marina di Carrara, anziani maltrattati in una casa di riposo: “Gli negavano anche l’acqua”

Tre donne sono finite agli arresti domiciliari. Secondo le accuse gli anziani venivano costretti a rimanere seduti tutto il giorno o addirittura legati alla sedia o al letto. Dovevano inoltre “accontentarsi” di un bicchiere d’acqua a pasto perché non “disturbassero” con richieste di andare in bagno.
A cura di Susanna Picone
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Dalla Toscana arriva l’ennesima storia di maltrattamenti in una casa di cura. Questa volta a essere stati umiliati sarebbero gli anziani ospiti di una rsa di Marina di Carrara, una casa di riposo che aveva iniziato la propria attività nei primi mesi del 2016. Con l’accusa di aver sottoposto gli anziani ospiti della casa di cura a percosse, umiliazioni, ingiurie e minacce tre persone sono finite agli arresti domiciliari. Si tratta della legale rappresentante e di due dipendenti della struttura – tutte italiane tra i 33 e i 60 anni – mentre altre due addette – sempre italiane – sono state denunciate  al termine di un'indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Massa Carrara. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini della Gdf, tra gli “atti vessatori” c’era la limitazione del consumo di acqua. Agli anziani della casa di cura le responsabili non fornivano più di un bicchiere d’acqua a pasto perché gli ospiti non “disturbassero” con richieste di andare in bagno o costringendo a cambiare le lenzuola dei loro letti.

Dalle indagini emerso il totale disprezzo delle indagate per gli anziani – Inoltre, per ridurre gli anziani in stato soporoso, le indagate avrebbero dato loro “quantità smodate e incontrollate, senza alcuna prescrizione medica” di ansiolitici e tranquillanti. E ancora, ci sarebbero state “limitazioni alla possibilità di movimento degli anziani”, con le indagate che avrebbero ordinato loro “di stare seduti tutto il giorno o legandoli a sedia o letto” e con urla e minacce avrebbero creato un generale stato di timore e tensione nella casa di riposo. Le indagini, svolte anche con accertamenti tecnici e sanitari, avrebbero fatto “emergere il totale disprezzo” delle indagate verso gli anziani e anche “la crudeltà con cui le indagate erano solite comportarsi” con un metodo “unico di gestione incentrato su umiliazione, prevaricazione e aggressione, tali da indurre molte vittime a desiderare la morte, a rassegnarsi o abbandonarsi alla disperazione”. I parenti degli anziani a quanto pare erano all'oscuro di tutto. È emerso anche che la casa di riposo era gestita in assenza di qualsiasi autorizzazione amministrativa.

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