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Marina Berlusconi: “L’antipolitica è un pericolo, ma si batte con la cultura”

In un’intervista concessa al Corriere della Sera, la presidente di Fininvest e Mondadori analizza il fenomeno dell’antipolitica e sostiene: “Siamo tutti sempre più assediati da domande, dubbi, incertezze, e penso che il libro possa rappresentare non dico la risposta, ma un aiuto per trovarla. Non è un caso che le dittature i libri li mandino al macero o al rogo. Perché sono pericolosissimi: ci aiutano a pensare e a ragionare, avvicinano e non separano”.
A cura di Charlotte Matteini
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In un'intervista concessa al Corriere della Sera, Marina Berlusconi, primogenita dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e attuale presidente del gruppo Fininvest e della Arnoldo Mondadori Editore, parla a lungo non solo di suo padre, ma anche e soprattutto del clima politico che attanaglia l'Italia e l'Europa in questi ultimi anni,. Il problema maggiore è l'antipolitica, secondo l'imprenditrice, antipolitica che si può arginare in una sola maniera: attraverso la cultura. "Lo stato di salute della cultura di un Paese dipende in larga parte da quello della sua industria culturale, dalla sua qualità, solidità, competitività. La svolta della Mondadori sta a significare che l’editoria non è avviata verso un inarrestabile declino. E io credo che di questi tempi ci sia un gran bisogno di buona editoria", spiega Marina Berlusconi. Il libro, "pur essendo il media più vecchio – ha oltre duemila anni di vita – mantiene una attualità stupefacente. Si è dimostrato il più coriaceo e il meno vulnerabile. Neppure la rivoluzione comunicativa più importante nella storia dell’uomo, e cioè il digitale, ne ha messo in discussione la sopravvivenza. Non credo esista un caso analogo, una tecnologia nata migliaia di anni fa che però conserva ancora tutta la sua freschezza e la sua modernità. E questa sì mi pare una gran bella notizia. Non pensi solo ai numeri, peraltro positivi … Il libro ha un valore speciale".

Proseguendo, Marina Berlusconi analizza la situazione politica odierna, non solo italiana, ma soprattutto europea: "Si guardi attorno: viviamo tempi fatti di contrapposizioni, di chiusure, di ostilità. I muri tiriamoli su, eccome, se servono a fermare il fondamentalismo e il fanatismo, ma abbattiamoli se sono stati pensati per sbarrare la strada alla libertà di espressione, alla libera circolazione di idee e opinioni, al rispetto di chi non la pensa come noi", aggiungendo: "Il mio ragionamento non riguarda qualcuno in particolare, riguarda un modo di pensare: quello che ha trovato la formula magica nell’antipolitica, a costo di chiudere gli occhi di fronte a tutta la demagogia e l’ipocrisia di cui l’antipolitica si nutre. Mentre io credo che mai come oggi si dovrebbe tornare a dare valore alla politica. Che ha molto, anzi moltissimo da farsi perdonare, ma quale è l’alternativa?", si domanda l'imprenditrice.

"Il successo di certi movimenti e di certi leader non spunta dal nulla. È la comprensibile risposta ad una crisi economica devastante e alle insicurezze profonde che una globalizzazione non gestita ha creato. Rappresenta anche la reazione, altrettanto comprensibile, agli errori di chi ha governato prima o al cattivo funzionamento delle istituzioni. Non credo spiegabile la vittoria di Trump se non guardando ai troppi sbagli commessi da Obama. Così come penso che Marine Le Pen non raccoglierebbe i consensi che raccoglie e la Brexit non sarebbe passata in un’Europa che non si fosse smarrita tra burocrazia ed egoismi, in un’Europa che sapesse affrontare davvero unita e senza demagogie il più grande dramma dei nostri tempi, quello dell’immigrazione".

Su Marine Le Pen, Marina Berlusconi non ha preclusioni di sorta, ma sottolinea che "una sua elezione, e lo dico anche da imprenditore, rischierebbe di essere il colpo di grazia per un’Europa già estremamente fragile". "Siamo tutti sempre più assediati da domande, dubbi, incertezze, e penso che il libro possa rappresentare non dico la risposta, ma un aiuto per trovarla. Non è un caso che le dittature i libri li mandino al macero o al rogo. Perché sono pericolosissimi: ci aiutano a pensare e a ragionare, avvicinano e non separano. Mi pare insomma rappresentino un antidoto formidabile contro l’integralismo, l’intolleranza, il non voler vedere che non ci sono scorciatoie davanti a problemi complessi. Perché se l’eccesso di ideologie ha fatto i danni che ha fatto, l’alternativa non può essere l’ideologia del nulla, del vuoto, che rifiuta ogni valore e che tutto banalizza".

Concludendo, parlando del padre Silvio Berlusconi, la presidente di Fininvest commenta: "Se essere populisti significa la capacità di entrare in sintonia profonda con gli altri, capirne esigenze e necessità, è un conto. Ma se invece si intende una generica voglia di essere anti tutto, allora mio padre è l’esatto contrario. Si è sempre battuto per il rispetto di quella democrazia liberale che chi nega l’idea stessa della politica vorrebbe cancellare, per sostituirla non si sa bene con che cosa. Mio padre è ancora e sempre un punto di equilibrio centrale nello scenario politico, resta dopo così tanti anni un grande protagonista positivo, con la sua esperienza e la sua lungimiranza. Se togliessimo la figura di Silvio Berlusconi dagli ultimi trent’anni di storia, parlo del politico e dell’imprenditore, avremmo un’Italia incommensurabilmente meno libera. Meno libera di scegliere, di intraprendere, di pensare con la propria testa senza chiedere la testa altrui. A mio parere questa è la sua più grande rivoluzione. Le sembra populismo?".

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