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Manovra, è scontro alla Camera. Mdp e Udc non votano la fiducia al governo: “Basta scorciatoie”

Nel corso della seduta alla Camera per l’approvazione della manovra correttiva, gli esponenti di Articolo 1 – Mdp hanno annunciato che non voteranno la fiducia al governo. Se la situazione non dovesse cambiare al Senato, l’esecutivo Gentiloni potrebbe cadere. A scatenare la crisi di maggioranza è stata la reintroduzione dei voucher mediante un emendamento alla manovra correttiva blindata dalla fiducia richiesta ieri sera dal governo.
A cura di Charlotte Matteini
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UPDATE La Camera ha dato il via libera alla fiducia posta dal governo sulla manovra correttiva. I voti favorevoli sono stati 315, i contrari 142, 5 gli astenuti. Domani mattina è prevista la votazione finale dell'assemblea, poi il provvedimento passerà all'esame del Senato. Il decreto deve essere convertito in legge entro il prossimo 23 giugno.

Come annunciato la scorsa settimana, in seguito all'annuncio del capogruppo del Pd Ettore Rosato relativo alla reintroduzione dei cosiddetti voucher mediante un emendamento alla manovra correttiva, gli esponenti di Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista hanno dichiarato che non voteranno la fiducia al governo. La richiesta del voto di fiducia alla manovra correttiva da parte dell'esecutivo è stata annunciata nel tardo pomeriggio del 30 maggio dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro. La fiducia è stata posta per abbreviare l'iter di approvazione del decreto. Nel corso dell'esame in commissione sono stati approvati alcuni emendamenti, tra cui quello per la reintroduzione dei voucher per famiglie e piccole imprese fino a 5 dipendenti a tempo indeterminato, che proprio in virtù del voto di fiducia vengono di fatto blindati. Mpd, finora in maggioranza di governo, ha sempre dichiarato di voler sostenere l'esecutivo Gentiloni, ma la reintroduzione dei buoni lavoro attraverso un emendamento blindato seguita alla cancellazione per decreto del referendum per l'abrogazione degli stessi indetto dalla Cgil e ammesso dalla Consulta, ha fatto letteralmente andare su tutte le furie gli esponenti del partito fondato da alcuni scissionisti fuoriusciti dal Pd lo scorso febbraio.

"Non saremo dentro questo passaggio perché non vogliamo essere corresponsabili. Noi abbiamo sempre dimostrato senso di responsabilità e continueremo a farlo e dovete invece guardare a chi ha tirato dritto in barba a un referendum", ha annunciato il capogruppo di Mdp alla Camera Francesco Laforgia in sede di dichiarazioni di voto. Secondo Mdp, infatti, sarebbe insanabile lo strappo provocato dall'approvazione dell'emendamento sui voucher "uscito dalla porta e rientrato dalla finestra" dopo la cancellazione del referendum. Laforgia ha poi proseguito sottolineando "di sperare in un correzione al Senato che, qualora arrivasse, non servirebbe per ricucire il rapporto con noi, ma per riannodare il filo che avete spezzato con il Paese".

"Oggi arriva alla Camera il provvedimento in cui sono stati inseriti i nuovi voucher votati da Pd, Forza Italia e Lega Nord. Il governo ha messo la fiducia. Reputo sbagliato nel merito ridare spazio ad un nuovo strumento di precarietà senza alcuna condivisione con le associazioni dei lavoratori, ma soprattutto ritengo inaccettabile la scelta di raggirare il referendum e tutti gli italiani che hanno firmato i quesiti referendari. Per questo motivo oggi non voterò la fiducia al governo", ha invece dichiarato su Facebook l'ex dem Roberto Speranza.

La decisione di Mpd non dovrebbe in realtà provocare grossi problemi alla tenuta del governo alla Camera perché a Montecitorio l'esecutivo ha abbastanza voti per ottenere la fiducia, ma qualora il partito non dovesse cambiare idea al Senato, la situazione si complicherebbe non poco. A Palazzo Madama, infatti, il governo può contare su 172 voti, 11 in più rispetto a quelli necessari per ottenere la fiducia, ma qualora venisse a mancare il supporto dei 15 onorevoli "bersaniani", il governo potrebbe cadere.

Nel corso della seduta, anche l'onorevole Paola Binetti dell'Udc ha annunciato che gli esponenti del partito per la prima volta non voteranno la fiducia al governo, anche se presumibilmente per motivi differenti da quelli di Mdp, ovvero dovuti allo scontro sulla legge elettorale: "Oggi ci asterremo e non voteremo la fiducia ed è la prima volta. Siamo stanchi di fiducie, di scorciatoie".

Voto contrario anche per Forza Italia: "Questa ‘manovrina' è stata presentata dal governo come un insieme di misure per raggiungere contemporaneamente due obiettivi: crescita economica e rispetto degli obiettivi di finanza pubblica. Dopo averla studiata attentamente, possiamo affermare che nel testo è entrato di tutto, tanto che la misura è diventata una delle classiche manovre ‘omnibus' che speravamo, sinceramente, di esserci lasciati definitivamente alle spalle. È restrittiva", ha detto la deputata Lorena Milanato.

"Doveva essere soltanto il gesto di ossequio di un governo inginocchiato di fronte all'austerity Ue, ma così non è. Non possiamo, dunque, che votare no alla fiducia", ha dichiarato il Movimento 5 Stelle.

"Non possiamo votare la fiducia a questa maggioranza che continua salvaguardare interessi di parenti e amici dimenticandosi di fornire risposte concrete agli italiani", ha affermato Barbara Saltamartini della Lega Nord.

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