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Manovra bis, dal 2018 addio alle monete da 1 e 2 centesimi di euro

L’emendamento alla manovra bis è stato proposto dal parlamentare Pd Boccadutri.
A cura di Charlotte Matteini
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Dal 2018 gli italiani potrebbero definitivamente dire addio alle monete da 1 e 2 centesimi. A prevedere lo stop alla circolazione dei cosiddetti "bronzini" è un emendamento alla manovra bis presentato da Boccadutri del Partito Democratico. Secondo il parlamentare, la messa fuori corso delle monete da 1 e 2 centesimi produrrebbe un risparmio da destinare al Fondo per l'ammortamento dei titoli di stato. "Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottarsi entro il primo settembre 2017, si stabiliscono le modalità attraverso cui i pagamenti effettuati in contanti sono arrotondati nel periodo di sospensione", si legge nel provvedimento. Stando ai dati dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato,  responsabile del conio delle monete su richiesta del ministero dell'Economia, nel 2015 sono stati prodotti 405 milioni di pezzi, l'84% composto da monete da 1 e 2 centesimi, rispettivamente 220 e 120 milioni. Secondo le stime inserite in una mozione presentata tre anni fa dallo stesso Boccadutri, nel 2013, il costo sarebbe stato di 23 milioni di euro.

Oltre allo stop alle monete da uno e due centesimi di euro, è stato presentato un emendamento per il superamento dei cosiddetti voucher, cancellati poche settimane fa per decreto. Le proposte presentate sono varie e si va dall'introduzione dei "coupon" per il lavoro ‘breve', firmata Alternativa Popolare, alla "card" per il lavoro saltuario, avanzata dalla Lega Nord, fino a un vero e proprio "libretto famiglia" per pagare le prestazioni occasionali di colf, badanti ma anche insegnanti di ripetizioni, avanzata invece dal Partito Democratico.  I compensi non potranno superare i 5.000 euro nel corso di un anno e le attività occasionali possono essere svolte a favore di ciascun singolo committente per compensi non superiori a 1.500 euro. Ciascun utilizzatore non può corrispondere compensi di importo complessivamente superiore a 7.500 euro e la retribuzione oraria è fissata in 12 euro. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha proposto gli "cheque orari", ovvero prestazioni di lavoro accessorio dal valore fissato dal ministero del Lavoro e parametrate alla retribuzione media dell'attività svolta.

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