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Mancano fondi: 3000 ricercatori del Cnr rischiano di rimanere precari a vita

I ricercatori precari del Cnr hanno incontrato ieri il ministro Marianna Madia e la senatrice Elena Cattaneo. Temono per le assunzioni promesse nel decreto 75 del 2017: bisogna stanziare le risorse nella legge di bilancio.
A cura di Annalisa Cangemi
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I precari della ricerca sono sul piede di guerra. Per loro la posta in gioco è alta: è in ballo la stabilizzazione dei contratti promessa nel decreto 75/2017, che consentirebbe di superare il precariato nella pubblica amministrazione. I lavoratori del Cnr stanno cercando adesso una sponda nel Governo e in Parlamento. Ieri hanno infatti incontrato a palazzo Vidoni il ministro Marianna Madia, e poi in Senato la senatrice Elena Cattaneo, l’ex ministro dell’Università e Ricerca Fabio Mussi, il Fisico Giorgio Parisi, il senatore Fabrizio Bocchino e la responsabile scuola ed università di Sinistra Italiana Claudia Pratelli.

I ricercatori del Cnr rivendicano il diritto alla stabilizzazione, contenuto nel decreto legislativo Madia, 75/2017. Un provvedimento che permetterebbe ai circa 3mila precari dell'ente pubblico di rientrare in un percorso di regolarizzazione dei contratti.

Nel decreto c'è scritto infatti che potranno essere stabilizzati i lavoratori con contratti a tempo determinato con definiti requisiti. Si legge nel testo, all'articolo 20, comma 1, che le amministrazioni saranno vincolate ad assumere nel triennio 2018-2020, a tempo indeterminato, personale non dirigenziale che, alla data di entrata in vigore del decreto, “possegga tutti i seguenti requisiti: a) sia in servizio con contratti a tempo determinato presso l’amministrazione che procede all’assunzione; b) sia stato già selezionato dalla medesima amministrazione con procedure concorsuali; c) abbia maturato alle dipendenze dell’amministrazione che procede all’assunzione almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni”. Ma perché questo avvenga è necessario che nella prossima legge di Stabilità venga stanziato un fondo apposito, vincolandolo appunto alla stabilizzazione, per incrementare il Fondo Ordinario per il finanziamento degli Enti di Ricerca.

I punti nodali per la protesta sono sostanzialmente due. In primo luogo c'è appunto la disponibilità economica che permetterebbe di affrontare questo problema. Centrale in questo il ruolo del Mef che dovrà autorizzare un piano straordinario di finanziamento per le stabilizzazioni. E poi l'individuazione degli aventi diritto, all'interno della complessa compagine di forme di contratto differenti. Giovani che lavorano da più di dieci anni al Cnr, passando da una forma contrattuale all'altra, si ritrovano nel curriculum, per necessità e non per scelta, un percorso frastagliato, che non sembra avere una direzione precisa.

Il comma 2 dell'articolo 20 riguarda la situazione dei ricercatori con contratto atipico, assegni di ricerca, contratti di collaborazione, e ogni forma di contratto che non abbia le stesse garanzie di un contratto a tempo determinato. Per questa seconda categoria è previsto l'inserimento tramite concorso pubblico. I precari possono così partecipare ai bandi, nel caso in cui siano già titolari di un contratto di lavoro flessibile presso l'ente, e a condizione che abbiano maturato alla data del 31 dicembre 2017, tre anni di anzianità, durante gli ultimi 8 anni. Nel decreto Madia è specificato che almeno il 50% dei posti sia riservato al personale del Cnr. È evidente che questo accorgimento è stato inserito per perseguire una logica di equità, e dare ai lavoratori con contratti atipici le stesse possibilità dei ricercatori a tempo determinato.

In particolare per ottenere un assegno di ricerca, la forma di contratto più abusata al Cnr, bisogna superare una selezione, che però non è sovrapponibile a una prova concorsuale tout court, come invece richiesto espressamente dalla riforma. I ricercatori hanno chiesto dunque al ministro di includere nell'atto di indirizzo anche l'assegno di ricerca nella categoria dei contratti atipici che potrebbero beneficiare di queste assunzioni.

"Lo scorso 20 giugno in una manifestazione noi precari abbiamo chiesto al presidente Massimo Inguscio di formalizzare in un documento ufficiale che i ricercatori che in questi anni hanno collaborato con l'ente sono considerati personale strategico, per assicurare l'attività del Cnr", ha spiegato Monica di Fiore, membro di Precari Uniti CNR.

Il prossimo passo sarà l'approvazione da parte del cda del Piano di Fabbisogno, un passaggio tecnico fondamentale, perché sulla base di questo si stabiliscono le risorse per l'Ente per i prossimi 3 anni. Il Miur avrà poi 60 giorni di tempo per valutarlo. Si attende quindi un'estate caldissima, in vista della legge di bilancio d'autunno: i precari stanno già organizzando le mobilitazioni.

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