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Mamma si oppone al “super elettrodotto”: Terna chiede 16milioni di euro di risarcimento

La società ha emesso nei confronti della donna non una, ma 24 denunce, chiedendo in ciascuna di esse da 630mila 900mila euro di risarcimento.
A cura di Davide Falcioni
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Lei si chiama Silvia Ferrantes ed è una delle tante attiviste ambientali italiane che rischia di pagare a caro prezzo le sue idee: Silvia, infatti, insieme al suo compagno si è opposta alla costruzione, a solo 80 metri da casa, di un pilone ad altissima tensione dell'elettrodotto Villanova – Gissi della società Terna. Silvia è una mamma, ma è anche una donna che si è caricata sulle spalle la protesta di un'intera comunità organizzando una lotta sul territorio che ha sempre più preso piede tra picchetti e assemblee pubbliche di informazione. Ebbene, è di pochi giorni fa la notizia che l'abruzzese, che vive a Paglieta, in provincia di Chieti, è stata citata in giudizio dalla Terna non una, bensì 24 volte, per un totale di 16 milioni di euro di richiesta di risarcimenti. La donna racconta all'edizione locale de Il Centro: "Nelle 24 citazioni si chiedono da 630mila a 900mila euro, ma solo per le immissioni sui terreni in cui è previsto il passaggio aereo dei cavi. Tra queste mai nessuna citazione per le manifestazioni avvenute su terreni in cui dovrebbero sorgere i piloni".

L'elettrodotto che intende realizzare Terna collega Cepagatti, in provincia di Pescara, a Gissi (Chieti) ed è considerata un'opera strategica: la linea, ad altissima tensione, dovrebbe attraversare sedici comuni abruzzesi per un totale di quasi 70 chilometri. Da tempo nei comuni interessati sono sorti dei comitati spontanei di cittadini che si oppongono alla costruzione dell'elettrodotto con denunce, esposti e da qualche mese l'occupazione simbolica dei terreni in cui l'opera dovrebbe vedere la luce. Il timore non è solo quello legato alla perdita di valore delle proprietà private, ma anche che l'impatto – in termini di salute – possa essere devastante a causa dell'esposizione a campi elettromagnetici potenzialmente cancerogeni. Non solo: anche il metodo scelto per avviare i lavori è fortemente criticato dal momento che non è mai stato previsto il coinvolgimento dei cittadini. Tra le persone che si oppongono all'opera c'è anche Silvia Ferrantes.

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