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Malata terminale commuove il medico: “Sono morta 15 anni fa, quando è mancato mio figlio”

“Che senso ha vivere qualche giorno in più con sacchette soffrendo e facendo penare i miei cari. Io ho una dignità. Ti offendi se non voglio fare nulla? Io sono stanca e mi affido alle mani di Dio”, ha detto la signora. La testimonianza è stata raccolta da un urologo dell’ospedale di Carbonia, in Sardegna.
A cura di C. T.
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Marco Deplano, urologo dell'ospedale Sirai di Carbonia, in Sardegna, ha voluto condividere su Facebook un'esperienza che l'ha profondamente toccato. L'altro giorno, chiamato in reperato per una consulenza di "ordinaria amministrazione" su una paziente con un tumore in fase ormai terminale con insufficienza renale da compressione degli ureteri, ha ricevuto quella che ha definito la "lezione di vita piu toccante della mia vita".

Sul letto ha trovato un'anziana paziente, tra i 70 e gli 80 anni, "bianca bianca, capello rosso carota con due dita di ricrescita ma smalto rosa impeccabile". Marco ha iniziato ad illustrarle l'ecografia, spiegandole che i reni avevano difficoltà, per cui andava posizionato un tubicino, "una specie di rubinetto che scavalca l'ostacolo cosi farà pipí da due tubicini nella schiena collegati a due sacchette". A quel punto la signora ha interrotto il medico, gli ha chiesto come si chiamava e se avesse avuto due minuti per lei. Marco le ha risposto di sì, e la paziente ha deciso di aprirsi con lui. "Lo sai che io sono già morta?", gli ha detto provocando l'incredulità del dottore. "Si… sono morta 15 anni fa".

"Quindici anni fa – ha proseguito la signora – mio figlio a 33 anni e venuto a mancare… ha avuto un infarto. Io sono morta quel giorno lo sai? Io dovevo morire con lui 15 anni fa, dovevo morire 10 anni fa quando mi hanno trovato la malattia e adesso io non devo più fingere per gli altri. I figli sono sistemati, i nipoti pure… io devo tornare da lui. Che senso ha vivere qualche giorno in più con sacchette soffrendo e facendo penare i miei cari. Io ho una dignità. Ti offendi se non voglio fare nulla? Io sono stanca e mi affido alle mani di Dio". La donna ha quindi chiesto di sospendere anche la trasfusione, perché voleva tornare a casa e mangiare un gelato con il nipote.

"Piano piano ogni parola mi ha spogliato come quando si tolgono i petali a una rosa", ha scritto Marco su Facebook. "Ho scordato la stanchezza, la rabbia e tutto quello che mi angoscia. Non c erano piu gli anni di studio, le migliaia di pagine studiate, le linee guida…nulla tutto inutile. Nudo e disarmato dinanzi a un candore e una consapevolezza della morte che mi hanno tramortito. Mi sono girato per scrivere la consulenza per evitare che mi vedesse gli occhi lucidi e l'infermiera si è allontanata commossa". La signora si è accorta di questo momento e gli ha dato un bacio.

Forse – prosegue il post su Facebook – é stata la volta in cui sono stato contento di fare una figura di merda. Smontato, denudato e coccolato da chi avrei dovuto aiutare e invece mi ha impartito la lezione di vita piu toccante della mia vita. La morte vista come fase finale della vita, senza ansia, paura, egoismo. Consapevolezza che anni di studio mai ti insegneranno…il mio curriculum valeva meno di zero… Anni di studio, master, corsi… Il nulla. Parlavano le anime. Tutto é relativo e io sono piccolo piccolo davanti a tanta grandezza. Tutto quello che riguarda la vita, quando la si cerca, quando la si ha o la si perde fino a quando finisce va vissuto intimamente nella massima libertà e discrezione.  L'unico momento che davvero unisce chi si vuol bene cancellando litigi e negatività.
Sembra paradossale ma il dolore che è un aspetto dell'amore unisce a volte più dell'amore stesso. Io credo molto nell'accompagnamento in queste fasi: a volte una parola dolce ha più beneficio di molte medicine. Comunque vada buon viaggio.

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