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Malaria, il nonno di Sofia: “Bimbe africane innocenti, il problema sono gli ospedali”

Dopo i toni accusatori di questi giorni, nonno Rodolfo prova a gettare acqua sul fuoco: “Non prendiamocela con medici e stranieri”. Tuttavia si chiede: “Com’è possibile che pazienti con questa malattia, o i loro parenti con i bagagli, entrino in contatto con gli altri?”.
A cura di Biagio Chiariello
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“Nessuno ci restituirà Sofia. Ma prendersela con gli stranieri, o con i medici, non fa onore a chi finge di avere a cuore la verità per gli altri”. Rodolfo Ferro, il nonno materno di Sofia Zago, la bimba morta di malaria a Trento, prova a gettare acqua sul fuoco delle polemiche di questi giorni intorno al caso che ha veicolato le attenzioni dei media italiani (e non solo).  "Noi non accusiamo nessuno. Tocca ai medici dirci come e perché Sofia è stata uccisa dalla malaria. Forse però negli ospedali qualcosa va aggiornato" spiega l’uomo intervistato da Repubblica.

Nonno Rodolfo non accusa nessuno

E i medici stanno effettivamente cercando di capire come la bimba possa essere stata contagiata che ha portato al decesso della piccola. Innanzitutto vanno trovate le tracce della zanzara che ha trasmesso la malattia. Quindi bisognerà identificare il dna dell’insetto (il Plasmodium Falciparum viene trasmesso da una zanzara della specie Anopheles) e accertarne il ceppo. Se le impronte ematiche nel sangue di Sofia saranno le stesse lasciate nel sangue delle due sorelle di 11 e 4 anni rientrate dal Burkina Faso, con cui la bimba avrebbe anche giocato nel reparto di pediatria a Trento, ci sarà prova del contagio in ospedale. Ma nonno Rodolfo non se la sente di accusare nessuno.

Sofia ha giocato con le due bambine africane in ospedale

Tuttavia l’uomo si chiede come è possibile che "pazienti con questa malattia, o i loro parenti con i bagagli, entrino in contatto con gli altri". "E lo dico pensando prima di tutto con affetto alle bambine africane che hanno incontrato mia nipote al S. Chiara. Sarebbe imperdonabile se ora venissero isolate dai loro amici, oppure a scuola", sottolinea l’uomo. "La famiglia è convinta che tutti hanno fatto il massimo. Siamo riconoscenti, anche per il calore che sentiamo – afferma – Il mondo però ci è improvvisamente crollato addosso e sembra sempre più probabile che la presenza di una famiglia reduce dall'Africa e ammalata di malaria, negli stessi giorni in cui mia nipote è stata in ospedale, possa spiegare la tragedia". E chiude ribadendo: "Da nonno ora penso a quelle due bambine, la piccola aveva la stessa età di Sofia. Spero che nessuno le faccia sentire in colpa, o che non si ceda alla tentazione di isolarle. Sono innocenti e non sono mai state un pericolo per nessuno".

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