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Mafiosi “surgelati”: nella cella frigorifera per scampare alle microspie

L’hanno chiamata “Operazione Freezer” l’indagine che ha smantellato la cosca mafiosa di Alcamo con a capo Ignazio Melodia. Negli atti dell’inchiesta ci sono le conversazioni registrate all’interno della cella frigorifera di un negozio di ortofrutta dove i mafiosi si incontravano sperando di non essere ascoltati. Ma si sbagliavano.
A cura di Giulio Cavalli
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L'hanno chiamata "Operazione Freezer": l'operazione effettuata dai poliziotti della Squadra Mobile di Trapani (coordinati dalla procuratrice aggiunta di Palermo Teresa Principato e dai sostituti Carlo Marzella e Gianluca De Leo) che ha smantellato la cosca mafiosa di Alcamo (6 le persone arrestate) si riferisce letteralmente a una cella frigorifera vera a propria; come in un film le più importanti conversazioni degli uomini del clan avvenivano nella cella frigorifera all'interno del negozio di frutta e verdura di Filippo Cracchiolo, ad Alcamo: mafiosi imbacuccati tra giacconi, sciarpe e cappelli che speravano così di poter sfuggire alle intercettazioni delle forze dell'ordine. E si sbagliavano.

Secondo le indagini a capo del mandamento mafioso di Alcamo ci sarebbe una vecchia conoscenza come Ignazio Melodia (detto u dutturi, ex medico dell’ufficio d’igiene proprio ad Alcamo) che, nonostante i dieci anni di carcere dal 2002 al 2012, sarebbe rimasto al comando del sodalizio mafioso. Melodia (da sempre affiliato ai Corleonesi) viene citato anche nella testimonianza del collaboratore di giustizia Vincenzo Ferro che rifiutò di prenderne il posto “in quanto – disse – era persona ben conosciuta nel paese perché medico, fratello di Antonino e titolare di un ufficio pubblico che rilasciava certificati di abitabilità…” e perché molto vicino a Matteo Messina Denaro (che celebrò personalmente la sua iniziazione mafiosa nel febbraio del 1996).

Per i magistrati "l’attività della cosca si concentrava sulle estorsioni ai danni di imprenditori che lavoravano in quel territorio. Esemplare è l’estorsione consumata ai danni di un’impresa edile alcamese impegnata nella costruzione di ville estive ad Alcamo marina. L’impresa – si legge nell'ordinanza di arresto – dopo aver versato complessivamente 3500 euro, avrebbe dovuto pagare anche dai 1500 ai 2000 euro per ogni villa costruita, a seconda della cubatura". Melodia cercò di imporre il “pizzo” anche a un’impresa edile di Mazara del Vallo che stava eseguendo lavori nel suo mandamento cercando l’assenso del boss di Mazara del Vallo Vito Gondola, per il tramite di Antonino Stella, originario di Marsala.

Una mafia, quella alcamese, sempre uguale a se stessa e ramificata ancora sugli stessi cognomi, sempre attiva nel campo estorsivo e forte di un profondo controllo del territorio. Gli arrestati (oltre a Melodia ci sono Salvatore Giacalone di 62 anni, di Alcamo,
Antonino Stella di 69 anni, originario di Marsala, Filippo Cracchiolo di 56 anni, di Alcamo, Giuseppe Di Giovanni di 32 anni, di Alcamo, e Vito Turricciano, attualmente detenuto, di 70 anni, di Castellammare del Golfo) erano ossessionati dal timore di essere ascoltati ma nemmeno la cella frigorifera è servita per nascondersi. Chi non cade nella rete delle intercettazioni invece è Matteo Messina Denaro: latitante dal 1993 il capo di Cosa Nostra è riuscito finora a non lasciare indizi e sfuggire alla cattura. Le ultime voci dicono che potrebbe, a differenza dei suoi predecessori, addirittura avere lasciato la Sicilia.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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