Mafia, sequestrati 10 milioni del ‘tesoro’ di Messina Denaro: “Il boss ha le ore contate”
I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno sequestrato beni per 10 milioni di euro a due imprenditori di Castelvetrano ritenuti prestanome del clan dell boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Nel dettaglio sono stati posti i sigilli a ben 12 imprese di produzione di energia elettrica e di raccolta rifiuti. Sequestrati anche 34 immobili (tra appartamenti, uffici, autorimesse, magazzini e terreni), e alcuni ristoranti, 28 rapporti bancari e 5 autocarri.
I provvedimenti, richiesti dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, hanno interessato le province di Trapani, Palermo e Reggio Calabria. “Siamo più vicini a Messina Denaro”, commentano i militari del Ros e del comando provinciale di Trapani, che da tempo stanno provando a tagliare tutti i ponti che legano l’ultimo capomafia latitante alla sue rete di fiancheggiatori. Già dal dicembre del 2012, gli inquirenti stanno portando avanti una “manovra a tenaglia” che ha condotto all’arresto dei capi del mandamento di Castelvetrano e al sequestro di 16,5 milioni di euro. Meno di 20 giorni fa il patrimonio del clan di Messina Denaro aveva subito un altro duro colpo con la confisca di beni per 13 milioni. Mentre lo scorso agosto l'operazione "Hermes” ha portato all'esecuzione della misura cautelare in carcere nei confronti di undici indagati per associazione mafiosa e favoreggiamento della latitanza del boss.
L'operazione ‘Mandamento bis’ "si inserisce – afferma l'Arma – nel quadro della complessiva manovra finalizzata alla cattura del latitante da parte del gruppo congiunto dei carabinieri e della polizia di Stato che, sotto il coordinamento della Procura distrettuale antimafia di Palermo, nell'anno in corso, ha già portato all'esecuzione di diverse operazioni".
