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Mafia, colpo al clan Messina Denaro: Operazione della Dda, 16 arresti

16 ordini di custodia cautelare in carcere, emessi su richiesta della procura distrettuale antimafia di Palermo; le accuse sono associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina pluriaggravata, sequestro di persona ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose.
A cura di Biagio Chiariello
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Terra bruciata attorno al boss latitante Matteo Messina Denaro. Stamane all’alba i carabinieri, del Ros e del Reparto Operativo di Trapani, hanno fatto irruzione a Castelvetrano, arrestando 16 persone. L'accusa è di associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina pluriaggravata, sequestro di persona ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose. E’ Repubblica a riportare i dettagli dell’operazione. I sedici ordini di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone accusate di “essere state alle dipendenze di Bellomo, per pianificare e organizzare una maxirapina nel deposito di un corriere che ha sede a Campobello di Mazara ("Ag Trasporti"), un tempo era di proprietà dei mafiosi palermitani di Brancaccio, oggi è sotto amministrazione giudiziaria: il bottino, da 100 mila euro, è servito in parte a finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro”.

Secondo quanto riporta Live Sicilia,”Bellomo avrebbe contribuito a garantire ad imprese riconducibili o vicini alla famiglia mafiosa il controllo di importanti commesse edilizie. Ad esempio quelle per alcune commesse per la costruzione di un centro commerciale. Dall'operazione viene fuori lo spaccato di una mafia trapanese forte che dialoga con le cosche palermitane, in particolare con quelle di Brancaccio e Bagheria, storicamente legate al latitante che in quei territori ha trascorso alcune parentesi della sua latitanza”.

Indubbiamente le indagini dei carabinieri hanno confermato il ruolo di primo piano tuttora ricoperto dal boss mafiosa latitante nella provincia trapanese, evidenziando i diversificati interessi illeciti. Come detto, sono stati accertati dagli inquirenti anche i collegamenti funzionali a progetti criminali comuni con le famiglie palermitane e, in particolare, con quella di Brancaccio guidata dai fratelli Graviano.

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