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Madri che uccidono i figli: i dieci casi che hanno segnato l’Italia

Il novanta per cento dei casi di omicidio di cui sono vittima bambini sotto i sei anni avviene per mano della madre. Depressione, vendetta, rabbia o disperazione spingono le donne a uccidere i propri figli. Da quello di Cogne al caso di Lorys Stival ecco i delitti più cruenti degli ultimi 15 anni in cui la colpevole è la madre.
A cura di Angela Marino
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Quando si parla dell'omicidio di un bambino – il più intollerabile dei crimini nell'immaginario collettivo – si pensa spesso a una mano esterna, oscura, all'orrore che arriva da fuori. Eppure nel novanta per cento dei casi di infanticidio l'assassino è la madre. È quello che emerge dalle statistiche degli ultimi 40 anni sui casi di omicidio che vedono vittima i bambini sotto i sei anni. Non è l'uomo nero incappucciato a fare del male ai bambini, ma chi gli ha dato la vita, chi li ha accuditi, curati e amati fin dalla nascita. Come Medea, l'eroina del mito greco che ammazzò i figli, sono migliaia le donne che uccidono i loro bambini, spesso prima di togliersi a loro volta la vita. Vogliono portarli con loro in una fuga disperata nel buio. Prostrate dalla depressione, esasperate dalla rabbia, dal desiderio di vendetta nei confronti di un compagno che le ha abbandonate, afflitte dalla solitudine, in Italia sono tantissime le madri che uccidono i figli. Alcuni casi sono entrati nella memoria collettiva per l'eco mediatica, altri per la loro natura cruenta. Ecco i dieci infanticidi più cruenti degli ultimi anni.

Il delitto di Cogne

L'omicidio del piccolo Samuele Lorenzi, 3 anni, ucciso nel 2001 mentre si trovava nel letto dei genitori nella villetta di Cogne, il caso più eclatante di infanticidio in Italia negli ultimi anni. Annamaria Franzoni, la mamma di Cogne, protagonista indiscussa per anni della pagine di cronaca nera italiana, ha sempre negato di aver ucciso il secondogenito quella mattina di febbraio. La verità processuale, tuttavia, è un'altra. La Franzoni ha ucciso il bimbo nella loro casa di Montroz adoperando un'arma sconosciuta e mai ritrovata. Gli ha fracassato la testa e poi ha chiamato i soccorsi che hanno portato il piccolo Samuele, agonizzante, in ospedale. Il piccolo è morto poco dopo il suo arrivo nel nosocomio. Il caso viene ricordato per la sua rilevanza mediatica. La mamma di Cogne è stata infatti accusata di aver fatto un uso strategico e consapevole dei media per veicolare l'opinione pubblica a suo favore.

L'omicidio di Loris Stival

L'omicidio del piccolo Loris Stival è un caso che ha scosso profondamente l'opinione pubblica. Il corpo del piccolo è stato ritrovato il 28 novembre 2014 in un canalone a pochi passi dal Mulino Vecchio, a 4 chilometri dalla scuola “Falcone e Borsellino” che il bambino frequentava. La madre Veronica Panarello ne aveva denunciato la scomparsa alcune ore prima: “Non ho trovato mio figlio all’uscita dalle lezioni, aiutatemi” aveva detto ai carabinieri della caserma di Santa Croce Camerina (Ragusa), dove aveva sporto denuncia di scomparsa. Il giorno successivo il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, ha aperto un fascicolo per omicidio volontario contro ignoti. Un mese dopo la Panarello viene fermata con l’accusa di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Dopo un lungo processo mediatico che ha visto l'opinione pubblica schierata quasi esclusivamente a favore dell'ipotesi colpevolista, Veronica Panarello è stata infine condannata a 30 anni di reclusione per la morte del figlio.

Valtellina, uccide la figlioletta di 8 mesi mettendola in lavatrice

Il 12 maggio 2002 una madre 31enne uccide la figlioletta di 8 mesi mettendola nella lavatrice nella sua casa di Madonna dei Monti, in località Santa Caterina Valfurva, in Valtellina. La donna ha aperto lo sportello dell'elettrodomestico e ha sistemato il corpo della piccola nel cestello. Poi ha attivato il lavaggio. A fare la tragica scoperta è stato il padre della bambina.

Il delitto di Carovigno

Il 4 aprile 2013 Francesca Sbano, 31 anni, avvelena la figlia di tre anni dandole da bere del diserbante e poi si lancia da secondo piano della casa in via Monteverdi a Carovigno (Brindisi) dove viveva separata dal marito da due mesi. Lascia un biglietto rivolto alla famiglia: “Benedetta la porto via con me”. La figlia morirà poco dopo in ospedale. Si tratta di un caso tragicamente frequente di omicidio-suicidio.

Il delitto di Merano

L'8 settembre 2005 a Merano (Bolzano) Christine Rainer, 39 anni uccide a coltellate il figlioletto di 4 anni. Lo sorprende mentre sta facendo colazione con pane e marmellata. Alcune ore dopo il delitto tenta il suicidio gettandosi da una finestra del secondo piano del commissariato di polizia dove gli investigatori la stavano interrogando.

Il caso di Grosseto

Il 22 ottobre 2011, a Grosseto, una donna uccide il figlioletto di 16 mesi durante una gita in pedalò nelle acque della Feniglia.

Ucciso a colpi di forbici: il caso di Rovito

Sempre nel 2013, il 6 marzo Daniela Falcone, la 43enne di Rovito (Cosenza), uccide il figlio di 11 anni sgozzandolo. La donna aveva prelevato il bambino da scuola alcune ore prima del termine delle lezioni per portarlo poi in una zona appartata in alta montagna tra Cosenza e Paola. Lo ha colpito ripetutamente con delle forbici. Dopo aver ucciso il figlio la donna ha tentato di uccidersi a sua volta, ma senza riuscirci.

Annega il figlio nella vasca, il caso di Lecco

In provincia di Lecco, il 18 maggio 2005 una madre di 29 anni uccide il figlio di 5 anni nella vasca del loro appartamento. Alle forze dell'ordine la donna racconta di essere stata aggredita da banditi sconosciuti in casa. Il piccolo sarebbe scivolato nell'acqua e sarebbe morto mentre la madre tentava di difendersi dagli aggressori. Due settimane dopo, la donna confesserà il delitto.

Uccide il figlio con un cavo elettrico

Il 20 luglio 2009 a Parabiago, in provincia di Milano, Marcella Sardeni, una impiegata provata da una grave depressione, uccide il figlioletto di 4 anni strangolandolo con un cavo per il cellulare. La donna, 36 anni, viene trovata a vegliare il figlio agonizzante dalla madre e dalla sorella.

Vieste, uccide i figli con il nastro adesivo

Il 7 luglio 2004, a Vieste, in provincia di Foggia, una donna di 33 anni uccide i suoi due figli di 5 anni e 2 anni. Li soffoca con del nastro adesivo prima di togliersi la vira nello stesso modo.

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