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Come procede la ricostruzione post terremoto e che fine hanno fatto le risorse per l’emergenza

A tredici mesi dal terremoto di Amatrice e Arquata del Tronto i dati sulla rimozione delle macerie, la popolazione assistita negli hotel e lo stato di avanzamento nella consegna delle “casette”.
A cura di Davide Falcioni
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Poco più di 13 mesi fa, il 24 agosto del 2016, un terremoto di magnitudo 6.0 ha distrutto Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto causando 299 vittime e centinaia di feriti e dando il via a una sequenza sismica che sarebbe durata quasi cinque mesi, con altre due scosse che hanno devastato un'area solo in parte coinvolta in precedenza, quella dell'alto maceratese, il 26 e 30 ottobre e ben altre quattro scosse il 18 gennaio. Ebbene, a 13 mesi da quei primi eventi sismici qual è la situazione? A che punto è la ricostruzione, ammesso che sia iniziata? A fornire una fotografia dettagliata è l'ultimo "rapporto di attività" della Protezione Civile. E il quadro che emerge appare purtroppo composto da molte ombre e poche, pochissime luci.

Report Sisma settembre 2017 by Davide Falcioni on Scribd

Macerie: in un anno rimosso il 10% del totale

Il dato più preoccupante è quello inerente lo stato della rimozione delle macerie, ancora pressoché tutte al loro posto nonostante sia trascorso ormai più di un anno. Stando ai numeri forniti dalla Protezione Civile si può stimare che i terremoti hanno causato circa 2.600.000 tonnellate di macerie in tutto il "cratere": la metà riguardano la sola regione Marche, mentre il resto Lazio, Abruzzo e Umbria. All'11 settembre solo 264.458 tonnellate sono state trasportate nelle apposite discariche per essere lavorate ed opportunamente smaltite. Un dato inferiore al 10% per un trend che, se non subirà un'accelerazione, rischia di paralizzare la vera e propria ricostruzione. Va detto, comunque, che i tempi lunghi, lunghissimi, sono stati causati anche alle accortezze necessarie per il trattamento in sicurezza delle macerie, soprattutto di quelle contenenti tracce di amianto oppure i beni culturali.

A tal proposito, spiega il rapporto della Protezione Civile, sono state evase tutte le richieste di sopralluogo per il rilievo del danno delle chiese, per un totale di 4.322 sopralluoghi effettuati. Sono risultati agibili il 23,6 % del totale, mentre il 47,2% risulta inagibile. Risulta, inoltre, il 21,9 % agibile con provvedimenti, il 5,1 % parzialmente agibile, 1,7% temporaneamente inagibile e 0,5% inagibile per cause esterne.

Sopralluoghi: in tutto il cratere 215mila richiesta, ma i tecnici non bastano

Il numero dei sopralluoghi richiesti è letteralmente impressionante, soprattutto se messo a confronto con gli altri terremoti degli ultimi 10 anni: in tutto il cratere le richieste in tal senso sono state 215.199, pari a 2,7 volte il numero di sopralluoghi effettuati in Abruzzo dopo il sisma del 2009 (circa 80.000 verifiche) e 4,8 volte rispetto a quanto effettuato dopo il terremoto dell’Emilia, Veneto e Lombardia del 2012 (circa 45.000 verifiche). All’11 settembre i sopralluoghi effettivamente portati a termine rappresentano il 94,7% del dato complessivo. Tra questi,  2.649 sono riferiti ad edifici scolastici, il 66% dei quali risultati agibili e 3.314 ad altri edifici pubblici (con un tasso di agibilità del  49%). Restano da effettuare 11.369 verifiche, che dovrebbero essere ultimate nel giro di tre mesi. Il dossier della Protezione Civile mette in evidenza come la criticità principale sia stata quella inerente il numero di tecnici disponibili, troppo pochi per evadere la richiesta avanzata dai proprietari degli immobili.

Popolazione assistita: ancora più di 5mila persone negli hotel

Era il 7 novembre, una settimana dopo il terremoto del 30 ottobre, quando la Protezione Civile si è trovata a dover assistere il picco massimo di persone: quasi 32mila, mentre in occasione del sisma del 24 agosto furono  4.807. All'11 settembre, data dell'ultima rilevazione, la popolazione assistita nelle quattro regioni coinvolte risultava pari a 7.063 persone, di cui 1.818 alloggiate presso camper, moduli container o strutture comunali e 5.245 presso gli hotel, in larghissima parte lungo la costa marchigiana. Inoltre sono circa 37.000 i cittadini (dati fino al 14 agosto) che hanno scelto di beneficiare del Cas (contributo di autonoma sistemazione), provvedendo da sé a trovare una sistemazione.

Casette: consegnate solo il 22% di quelle ordinate

Un'altra nota dolente è quella delle Sae, le cosiddette soluzioni abitative emergenziali, la cui realizzazione rappresenta la prima condizione affinché i terremotati possano rientrare nei loro paesi d'origine. Ad oggi, e in attesa comunque di conoscere gli esiti delle ultime verifiche di agibilità, sono state ordinate 3.649 "casette", di cui 1.843 per le Marche, 798 per il Lazio, 783 per l’Umbria, 225 per l’Abruzzo. Di queste 3.581 sono in fase di realizzazione (212 in Abruzzo, 760 nel Lazio, 1.842 nelle Marche e 767 in Umbria), pari al 98,14% degli ordinativi. Secondo la Protezione Civile le Sae in corso di consegna o consegnate sono 3.312, pari al 90,76 per cento del totale. “Si può ragionevolmente stimare che le consegne delle Sae alla popolazione –spiega il dossier – raggiungeranno il 31% degli ordinativi al termine del mese di settembre, il 49% ad ottobre, il 74% a novembre, fino ad arrivare al 93% al termine del presente anno”. Ad oggi, comunque, sono state consegnate ai sindaci 815 Sae (1 in Abruzzo, 526 nel Lazio, 110 nelle Marche e 178 in Umbria), pari al 22,33% di quelle ordinate.

Sulle consegne, tuttavia, resta l'incognita maltempo: se arriverà la neve, come è probabile, i tempi potrebbero allungarsi anche sensibilmente. Il costo effettivo delle casette è stato di 43mila euro per quelle da 40 mq, 64.500 per quelle da 60 mq, 86mila per quella da 80 mq, comprensivi di trasporto montaggio ed arredi. Vanno poi aggiunti i costi di urbanizzazione, pari a 30 mila euro per ciascuna casetta. Il costo medio di una Sae da 40 metri quadrati è di circa 70 mila euro.

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