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Ma chi pagherà la “vittoria” di Super Mario sulla Merkel?

Quali sono i veri termini dell’accordo strappato da Monti ad una recalcitrante Merkel? E cosa restituiremo in cambio alle istituzioni europee? Impegno e responsabilità, prima di tutto…
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Una novità politica, questo è innegabile. La capacità di Monti, Rajoy ed Hollande di isolare la Merkel e la sua linea "ciecamente rigorista" resta il dato centrale su cui riflettere dopo la lunga maratona dell'eurovertice di Bruxelles. Lunghissime ore di trattativa serrata fra due diverse impostazioni metodologiche, con una convergenza finale verso una proposta che reca in calce la firma proprio di Mario Monti: l'automatismo dell'intervento del fondo salva stati dell'Unione Europea nel caso in cui la speculazione colpisca una nazione "virtuosa" e lo spread superi una determinata soglia. In parallelo, il sostegno al settore bancario, caldeggiato dalla Spagna che, come ricorda Messori sul corriere"necessita di un sostegno europeo che non pesi sul suo bilancio pubblico e che rompa, così, il circolo vizioso fra rischi finanziari e rischi del debito sovrano". Sulla questione in effetti va registrato un compromesso e, come ricorda il sole24ore, "si prevede un meccanismo di ricapitalizzazione ‘diretta' delle banche, ma a condizione che sia prima creata e resa operativa un'Autorità unica europea di sorveglianza bancaria, secondo una condizione che aveva chiaramente posto la Germania".

Va però detto che la preoccupazione della Merkel rispondeva anche alla volontà di impedire una eventualità giudicata nefasta (almeno da Berlino e dai suoi "alleati"), ovvero la "lenta e progressiva socializzazione europea dei debiti sovrani e delle perdite bancarie dei Paesi periferici". E a tale prospettiva risponde anche la tattica sulla questione Eurobond. Un punto da non sottovalutare anche considerando che, come ha raccontato D'Argenio, la Germania "ha sempre detto che avrebbe ceduto sugli Eurobond solo dopo che i Governo avessero dato alla Commissione Europea i poteri per intervenire direttamente sui bilanci nazionali", ovvero un "superministero" che possa modificare le manovre dei Governi sovrani. Una ipotesi necessariamente di lungo periodo, che provoca forti attriti all'interno del Consiglio e che certamente non garantisce risposte immediate a Paesi come Italia e Spagna.

In ogni caso, l'accordo portato a casa da Monti ha anche alcuni aspetti che meritano considerazione ulteriore e che interessano direttamente la politica del Belpaese. Il problema di fondo consisteva infatti nel convincere la Germania della prosecuzione del risanamento e del percorso delle riforme anche dopo lo sblocco dei fondi europei. L'idea del Presidente del Consiglio è stata infatti quella di vincolare l'erogazione dei  fondi ai Paesi virtuosi, garantendo il rafforzamento degli "impegni fiscali assunti nei confronti dell'Uem e dell'Unione Europea". Una conseguenza non di poco conto perché nei fatti implica la necessità che anche il nostro Paese prosegua sulla strada del risanamento e che la classe politica italiana (come per il fiscal compact, per capirci) si faccia carico di un percorso lungo e complesso anche per gli anni a venire. E se pure il successo del vertice è innegabile, questa rischia di essere una conseguenza di non poco conto, al di là dei facili entusiasmi.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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