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M5S attacca ancora i telegiornali Rai: “Non ci arrenderemo, questa gentaglia pagherà”

Nuovo affondo del Movimento Cinque Stelle. Alberto Airola, capogruppo M5S in Commissione Vigilanza Rai, scrive un lungo post sul blog di Beppe Grillo accusando i direttori delle testate Rai.
A cura di Angela Marino
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"Non sono solo indignato, sono infuriato per la palese e indecente disinformazione che vige in questo paese e per come molti cittadini continuino a bersi le bufale di questa gentaglia". Dopo i recenti attacchi al Tg1 del responsabile della comunicazione del Movimento Rocco Casalino, che, a proposito del tg nazionale parlò di "servizietti faziosi" responsabili, a suo dire, di discreditare il movimento, arriva ora l'ennesima invettiva contro le redazioni dei tg Rai.< A firmare questo attacco è Alberto Airola, capogruppo M5s in Commissione Vigilanza Rai che, nel post pubblicato ieri sul blog del Movimento Cinque Stelle ha preso di mira i direttori dei Tg della tv nazionale. "Basta sentire le notizie di tg come quello di Orfeo o della Maggioni (Rainews) talmente incapace da avere oltre 200 giornalisti e fare lo 0,4% di share" ha scritto. "Direttori di TG quali Orfeo, Masi, la Berlinguer, la Maggioni, operano per un regime informazionale degno della peggiore dittatura sud americana". Airola, si scaglia infine contro "la pletora di giornalisti servi del potere politico del Pd e delle larghe intese" e infine chiosa, quasi minaccioso "questa gentaglia pagherà, forse non oggi ma domani sicuramente."

Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Iacopino: "Parole indegne"

"Rai, pagherete caro pagherete tutto. Chi ha la mia età ricorda quanto dolore quello slogan provocò nel nostro Paese. A Torino, la città del senatore del M5S Alberto Airola, i ‘figli' di quello e altri slogan dei predicatori di odio uccisero l'avvocato Fulvio Croce: era il 28 aprile 1977. Pochi mesi dopo, il 29 novembre, assassinarono il giornalista Carlo Casalegno" commenta amareggiato il presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti Enzo Iacopino, che in una nota scrive. "Airola forse non lo sa: aveva sette anni. È l'unica attenuante che si può riconoscere alla volgarità criminale di alcune sue affermazioni nei confronti della Rai e di alcuni colleghi. Definire le persone "gentaglia", aggiungere che questa ‘gentaglia pagherà, forse non oggi, ma domani sicuramente' può, purtroppo, fare avere sui media un quarto d'ora di celebrità. Ma è un linguaggio indegno non solo per chi siede nel Parlamento, ma per chi vuole operare nella società"

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