Luz lascia Charlie Hebdo: “Vivo notti insonni in cui evoco i morti”
“Non sarò più Charlie Hebdo ma sarò per sempre Charlie”, dopo le indiscrezioni è arrivata la conferma. Renald Luzier, il celebre vignettista francese noto con il nome d’arte “Luz”, ha deciso che lascerà il settimanale satirico Charlie Hebdo a settembre. Luz, sopravvissuto alla strage di Charlie Hebdo dello scorso gennaio, ha spiegato che il lavoro è diventato troppo difficile senza quei colleghi che hanno perso la vita. Dopo il massacro compiuto dai fratelli Kouachi, Luz aveva continuato a lavorare per il settimanale satirico, ed era stato proprio lui a disegnare la copertina del primo numero del giornale dopo la strage: Luz aveva disegnato Maometto con un cartello che recitava “tutto è perdonato”. Poi, qualche settimana fa il vignettista aveva sorpreso la stampa annunciando che non avrebbe più disegnato il profeta e ora, infine, ha confermato le indiscrezioni: da settembre lascerà la direzione di Charlie Hebdo. “Questa è una scelta molto personale”, ha spiegato Renald Luzier dicendo che le sue dimissioni non sono legate alle tensioni che vive il giornale dopo la strage di gennaio.
“La chiusura di ogni edizione una tortura” – In un’intervista a Liberation il vignettista ha spiegato che ogni numero del settimanale è diventato ormai una tortura per il ricordo di coloro che non ci sono più. “Non siamo in tanti a disegnare, mi sono trovato a fare tre copertine su quattro. La chiusura di ogni edizione era una tortura perché gli altri non ci sono più. Passare notti insonni e convocare i morti, chiedersi cosa avrebbero fatto Charb, Cabu, Honoré e Tignous è massacrante”, ha confessato Luz. “È una scelta molto difficile, ci è voluto del tempo. Ma riprendere il controllo di me stesso, ricostruirmi, è diventata una delle mie ossessioni”, ha detto ancora il vignettista a Liberation cercando di far comprendere, appunto, le motivazioni della sua decisione. L’addio di Luz a Charlie Hebdo coinciderà con il trasloco della redazione verso la sua nuova sede, dopo il lungo periodo di transizione passato in un ufficio di Liberation.