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Caso Lusi

Lusi si rimette alla clemenza dei suoi colleghi: “Dite no al mio arresto”

Il carcere è una «ingiustificabile misura restrittiva» richiesta, secondo l’ex tesoriere della Margherita, solo per via della sua posizione ricoperta in Parlamento. Così, Luigi Lusi nella missiva inviata ai colleghi «illustri senatori» che domani dovranno decidere se mandarlo o meno in galera.
A cura di Biagio Chiariello
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Lusi si rimette alla clemenza dei suoi colleghi senatori Dite no al mio arresto
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«Dite no al mio arresto», Luigi Lusi tenta il tutto per tutto per salvarsi dalla galera e alla vigilia del voto dell'Aula del Senato che, domani pomeriggio, deciderà se deve esser arrestato per appropriazione indebita di circa 23 milioni complessivi, finora accertati, l'ex tesoriere della Margherita fa appello a tutti i suoi colleghi. Attraverso una memoria difensiva (già portata davanti alla Giunta delle immunità) di 500 pagine in cui afferma agli «illustri senatori» che il carcere è una «ingiustificabile misura restrittiva»  richiesta, secondo Lusi, solo per via della sua posizione ricoperta in Parlamento. Una sorta di attacco contro la Casta, dunque, che ha dell'«inequivocabile significato discriminatorio».

Questo è uno stralcio della lettera di colui che Beppe Grillo ha appena definito, sul suo blog, il «mariuolo» della Seconda Repubblica:

Ritengo doveroso consegnare nelle vostre mani l'intera documentazione a suo tempo da me depositata presso l'ufficio di segreteria della Giunta delle immunità […] Potrete constatare l'insussistenza di qualsiasi fondamento giustificativo dell'esigenza cautelare nei miei confronti (come peraltro nei confronti di mia moglie). Al tempo stesso in questo specifico caso, potrete altresì verificare come soltanto lo status di parlamentare, soprattutto per il clamore mediatico legato alle vicende del procedimento penale che mi riguarda, costituisca l'unica possibile motivazione alla base di una ingiustificabile misura restrittiva, adottata peraltro nella forma più gravosa». 

Lusi annuncia di aver sottoposto alla magistratura le dichiarazioni di «un parlamentare di quest'aula», ossia Francesco Rutelli, secondo il quale «i senatori non sarebbero liberi di pronunciarsi nel merito della richiesta di arresto perchè a suo dire se il Senato non si ergesse a tutela dello Stato di diritto, qui fuori arriverebbero i forconi». Quindi l'appello ai colleghi senatori, di tutti i gruppi: «Nel rimettermi alla vostra decisione – scrive – accettandone fin d'ora tutte le conseguenze, porgo a tutti voi i miei migliori auguri per il duro lavoro che attende questo ramo del Parlamento nella difficile situazione in cui versa il Paese».

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