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Lucio Magri: “Ho deciso di morire”. Il fondatore del Manifesto sceglie il suicidio assistito

«Non ce la faceva a morire da solo, così il suo amico medico l’avrebbe aiutato», scrive Repubblica. Protagonista della estrema sinistra italiana, Magri fondò il quotidiano comunista nel 1969. Non è riuscito a sopravvivere alla fine di un sogno. Ma soprattutto non è riuscito ad andare avanti dopo la morte della moglie.
A cura di Biagio Chiariello
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il fondatore del manifesto morto in svizzera

«Una depressione vera, incurabile. Un lento scivolare nel buio provocato da un intreccio di ragioni, pubbliche e private», scrive Repubblica, primo quotidiano a dare la notizia della morte di Lucio Magri, 79 anni, storico direttore de Il Manifesto. Ha deciso di farla finita a Zurigo,in Svizzera, lì dove il suicidio assistito è previsto dalla legge. «Vivere gli era diventato intollerabile», dopo la morte della moglie Mara e così «ho deciso di morire», nonostante i tentativi degli amici che hanno provato a fargli cambiare idea fino all'ultimo.

Protagonista della sinistra radicale italiana del XX secolo, Lucio Magri era entrato nel Partito comunista italiano appena ventenne, ad inizio anni cinquanta, dopo una rapida esperienza nella gioventù democristiana a Bergamo. Quindi il passaggio direttivo regionale lombardo del Pci, e poi alla sede nazionale. Nel 1969, dopo la primavera di Praga, entrò il conflitto con l'anima del partito (da cui poi fu radiato). Insieme a lui anche Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Aldo Natoli, e gli altri con cui fondò Il Manifesto, rivista prima, e quotidiano poi (il 28 aprile 1971), da lui diretto. Ma nel '74 l'allontanamento volontario e la formazione del Partito di Unità Proletaria per il comunismo. Nel 1984 rientra nel Pci, fino alla svolta della Bolognina, quando il partito si trasformò in Pds (1991). Decide quindi di aderire a Rifondazione Comunista, dove rimase fino al 1995, anno in cui rompe coi compagni di partito confluiti nei DS. Magri non aderì a tale scelta, preferendo tornare a scrivere per Il Manifesto.

La sua vicinanza all'anima estrema di sinistra, è documentata ne Il sarto di Ulm (Il Saggiatore), libro pubblicato nel 2009, nel quale tenta di ripercorrere la storia dei partiti comunisti in Italia dal dopoguerra ai giorni nostri.

Magri non è riuscito a sopravvivere alla fine di un sogno. Ma soprattutto non è riuscito ad andare avanti dopo la morte della moglie «Ora davvero è finita – prosegue Repubblica -. Le pompe funebri andranno a prelevarlo in Svizzera, tutto era stato deciso nel dettaglio. L'ultimo viaggio, questo sì davvero l'ultimo, è verso Recanati, dove sarà seppellito vicino alla sua Mara».

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