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Lucia, l’italiana scampata all’attentato di Stoccolma: “A terra c’erano persone, feriti, sangue”

Una questione di minuti. Lucia Filippone stava facendo acquisti nella zona dove il camion ha travolto la folla nel cuore della capitale svedese. Solo pochi istanti le hanno salvato la vita. “Ho sentito il boato alle mie spalle, poi mi sono messa a correre tra i corpi per terra”
A cura di Biagio Chiariello
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Era arrivata giovedì a Stoccolma per un convegno internazionale di filatelia e si è ritrovata all’improvviso in un incubo dal quale fortunatamente è uscita illesa. Lucia Filippone, palermitana, è sopravvissuta all'attentato di ieri pomeriggio nel centro della capitale della Svezia. Ha raccontato di quegli angoscianti momenti in un’intervista per il Corriere della Sera.

La donna aveva pensato di prendere un souvenir e così è entrata da Ahlens City, un centro commerciale: “Eravamo appena entrate quando sentiamo alle nostre spalle un boato di vetri spezzati. Sarà crollata una parete di piatti? Ci giriamo smarrite, torniamo sul marciapiede e veniamo investite da un tuono, uno scoppio devastante, mentre si alza una nuvola di polvere. Una bomba? Pochi istanti e vediamo terrorizzate una donna a terra, ferita, un cane morto, gente che scappa. Si ode una prima sirena, poi seguita da un frastuono impetuoso, da poliziotti, ambulanze, vigili del fuoco…” ricorda Lucia. Prende subito il telefono per avvertire il figlio a Palermo e il compagno Giulio, e comincia a fuggire verso l'albergo. Decide però di non prendere la strada più breve, quella che attraversa la stazione: “Improvvisamente ho pensato agli attentati di questi anni, a volte in successione, e temendo un replay abbiamo allungato senza tagliare dalla stazione” ammette.

E alla fine arriva sana e salva in hotel, ma con il terrore negli occhi. Dieci minuti dopo scatta l’allarme in stazione. Lucia ricorda quegli attimi: “Gente in partenza con le valigie, famigliole con bambini, ragazzi e studenti disorientati, tutti a bivaccare fino a sera fra bar, ristorante, sala lettura. Ogni angolo pieno. E gli addetti del Radisson pronti ad accogliere tutti, a distribuire bevande e biscotti. Prova di spontanea solidarietà, di grande civiltà. Tutti sotto controllo della polizia che ha poi setacciato ogni piano”.

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