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L’otto marzo e la festa internazionale della donna

Un 8 marzo particolare quello che si celebra nell’anno del caso Ruby: una festa della donna che dovrebbe recuperare la propria identità politica e sociale.
A cura di Nadia Vitali
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Una festa della donna da sentire più delle altre, quella di quest'anno. Saranno ancora gli echi della manifestazione del 13 febbraio, o i richiami di quella che ci sarà il 12 marzo, sarà il volo verso il basso, sempre più basso, che stanno facendo i diritti delle donne, saranno le frequenti notizie di violenza, quando non si tratta di omicidi, ai danni di giovani e meno giovani, nonostante tutto ancora indifese in questa parte del mondo. Per non parlare di quello che accade nei Paesi in Via di Sviluppo, in cui i diritti femminili non sono mai esistiti e timidamente, provano a fare dei passi avanti, come il rapporto annuale dell'Unicef ha evidenziato ancora una volta. Ma anche l'indignazione, che da mesi serpeggia nel nostro paese, è un ottimo motivo per sentire ancora di più questa celebrazione: questo è un 8 marzo di un anno particolare, per l'Italia e per le donne italiane.

Vari sono stati i passaggi che hanno portato alla "emancipazione femminile", ma mi chiedo, queste nostre antenate che hanno tanto lottato per poter lavorare, pensare, scrivere in libertà ed avere una dignità come individui e non come semplici corpi, come si sarebbero comportate se avessero avuto la possibilità magica di sapere che nel 2011 madri e padri avrebbero venduto le proprie figlie alle brame di un settantenne, che sarà anche il Premier, ma pur sempre un settantenne, proprio in nome di quella libertà che esse rivendicavano? Forse si sarebbero guardate bene dal fare qualunque cosa. Ecco perché il caso Ruby è la parte visibile di una società che di passi avanti ne ha fatti, ma è davvero ben lungi dall'aver raggiunto gli obiettivi che si era preposta e che, soprattutto, crede ingenuamente di aver già conquistato. Gli alti ideali di cento anni fa, sembrano aver ceduto il passo ad un appiattimento deprimente: come può essere successo questo, proprio al nostro paese? Per fortuna non c'è solo questo e questo dobbiamo dimostrarlo una volta di più questo 8 marzo.

A maggior ragione questa data deve essere un modo per rivalutare la figura della donna che non è solo la riproposizione di un modello già caro agli scrittori della Roma Imperiale, come vorrebbe il nostro Presidente del Consiglio, ma soprattutto, il frutto di una battaglia per la libertà e per la dignità che si è consumata con dolore e sacrificio, lungo gli ultimi cento anni della nostra storia occidentale. Come molti, ho sempre creduto, in base a raccontini delle maestre alle scuole elementari, che la festa della donna, fosse la commemorazione di una strage avvenuta in una fabbrica. In verità, l'incendio della fabbrica Triangle di New York del 25 marzo 1911, nella quale morirono 146 lavoratori di cui la gran parte era composta da giovani donne immigrate dall'Europa, venne messo in relazione con l'otto marzo solo diversi decenni dopo l'istituzione della festa.

La prima giornata ufficiale della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti su sollecitazione del Partito Socialista; una manifestazione il cui fine era quello di promuovere il diritto di voto per le donne. Alla conferenza internazionale delle donne socialiste tenutasi a Copenaghen l'anno successivo, si decise di istituire una giornata comune per la rivendicazione dei diritti delle donne; tale giornata si tenne in date diverse significative per i singoli paesi, in molti stati d'Europa. La Francia aveva scelto il 18 marzo in onore della Comune di Parigi, la Germania con l'Austria, la Svizzera e la Danimarca il 19 perché il Re di Prussia nel 1848 aveva promesso il voto alle donne, senza mantenere la parola. Con l'inizio della I guerra mondiale, ad ogni modo, le celebrazioni cessarono, finché l'8 marzo del 1917 le donne di San Pietroburgo si misero alla guida di una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: fu l'inizio di una serie di proteste che avrebbero portato al crollo definitivo dello Zarismo. Nel 1921, così, la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenutasi a Mosca, fissò per l'8 marzo la "Giornata internazionale dell'operaia": una data fissa per tutti i paesi. La memoria storica di tale giornata, tuttavia, si perse a causa della sua connotazione fortemente politica e legata alla Russia Sovietica; per questa ragione si iniziarono a diffondere varianti della storia dell'incendio della Triangle che, successivamente, vennero dimostrate come storicamente inconsistenti dalle ricerche fatte da alcune femministe negli anni '70 e '80 (sebbene tali storie circolino ancora e vengano tuttora considerate come la ragione per cui si celebra l'8 marzo).

Dedichiamo, dunque, la nostra giornata dell'8 marzo, non solo alle povere vittime del lavoro di sfruttamento, come ci insegna la versione più diffusa della storia. Dedichiamola anche alle donne di San Pietroburgo che ebbero il coraggio di manifestare il proprio dissenso rispetto ad una guerra. Dedichiamola a tutte quelle donne intelligenti e lungimiranti che ci hanno tirato fuori da un buio lungo secoli affinché potessimo avere un futuro migliore di quello che era stato il loro passato; cerchiamo di riannodare i fili con queste donne, soprattutto, con la loro passione e con la loro intelligenza perché la strada è davvero ancora molto, molto lunga.

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