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Lorys non voleva andare a scuola: ucciso per un capriccio?

Lorys potrebbe essere stato ucciso perché non voleva andare a scuola, per un piccolo capriccio? Perché Veronica Panarello, pur avendo premura, è rientrata a casa per ben due volte e successivamente non ha avvertito il marito della morte del figlio? “Mente spudoratamente” è il commento durissimo del Riesame.
A cura di Fabio Giuffrida
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Quello che emerge dalle 109 pagine stilate dal Riesame di Catania è agghiacciante: Veronica Panarello avrebbe ucciso suo figlio Lorys per un capriccio, perché non voleva andare a scuola. Le avrebbe rovinato i piani di quella maledetta giornata: Lorys, infatti, vedendola truccarsi, avrebbe espresso il desiderio di recarsi con lei al corso di cucina a Donnafugata. La donna, però, avrebbe provato a dissuaderlo e alla fine il piccolo, spronato anche da una lezione di informatica che si sarebbe tenuta in giornata, avrebbe accettato di andare a scuola. I filmati, però, dicono tutto il contrario secondo l'accusa: Lorys a scuola non c'è mai andato. Anzi: dopo una discussione con la madre, sarebbe sceso dalla macchina e, da solo, con un mazzo di chiavi di riserva (sempre presente nella macchina degli Stival), avrebbe fatto rientro a casa. Lì, dopo pochi minuti, si sarebbe consumato il terribile omicidio. Il dato oggettivo è che nessuno il 29 Novembre 2014 ha visto Lorys né a scuola né in altri luoghi: la dichiarazione della vigilessa, più volte citata dalla difesa, non affermerebbe affatto che quella mattina la stessa abbia visto Lorys Stival e Veronica Panarello.

La vigilessa smentisce Veronica Panarello

Quella che sembrava essere una testimonianza chiave, che avrebbe potuto dare una svolta alle indagini, secondo il Riesame non avrebbe alcuna rilevanza perché "la vigilessa ha un ricordo vago e confuso" e, di fatto, non ha mai detto di aver visto Lorys Stival dirigersi verso la scuola. "Ho visto passare la macchina condotta dalla Panarello […] e un bimbo che stava correndo […] con uno zainetto che gli ballava sulla schiena il quale mi è sembrato Lorys ma non posso affermarlo con certezza e comunque non ricordo come fosse il suddetto bambino vestito, in quanto è stato un attimo e vi era confusione" ha dichiarato la vigilessa. Quello che si teme è che la donna possa aver scambiato quella maledetta mattina del 29 Novembre con un'altra giornata, considerando la routine quotidiana dell'indagata. "Non posso dichiarare con assoluta certezza che la circostanza fosse legata a quella mattina" ha aggiunto in una dichiarazione successiva la vigilessa. Di una cosa è quasi certa: di aver visto un bambino piccolo seduto sul seggiolino di sicurezza installato sul sedile posteriore della macchina della Panarello; ricorda persino il movimento delle manine. Ma chi era? Lorys o il fratellino? E soprattutto si tratta di una scena da collocare nella mattina del 29 Novembre oppure deve riferirsi ad un'altra giornata? Appaiono in palese contrasto anche le dichiarazioni rese dalla vigilessa da una parte e dalla Panarello dall'altra. "Sono giunta davanti alla scuola, ho fatto scendere il bambino e ho salutato la vigilessa" ha dichiarato la mamma del piccolo Lorys, smentita dalla vigilessa che, invece, ha precisato: "Non avevamo un rapporto tale che potesse generare un vicendevole saluto, non ci siamo mai salutate davanti alla scuola". Tra l'altro tutti i familiari dei bimbi che frequentano la scuola del piccolo Lorys hanno già risposto di non aver mai visto il figlio della Panarello né la mattina né all'ora di uscita dalla classe: sembra "illogico", quindi, che "nessuno di loro abbia incrociato Lorys". Soprattutto in un paese di appena 10 mila abitanti, dove tutti si conoscono.

La ricostruzione dei fatti del 29 Novembre

Come mai Veronica Panarello, pur essendo in ritardo (considerando che il corso di cucina cominciava alle ore 9.30), avrebbe pensato di entrare ed uscire di casa per ben due volte prima di dirigersi verso Donnafugata? Per buttare semplicemente un pannolino sporco? Per recuperare un'agenda che aveva dimenticato a casa? E perché ha buttato il sacchetto di spazzatura in cassonetti che sono ubicati in direzione diametralmente opposta a quella dove si trova il castello di Donnafugata? Cassonetti che, tra l'altro, si trovano vicino alla zona in cui è stato ritrovato il corpo del piccolo Lorys, al Mulino Vecchio. "E' illogica la priorità dell'eliminazione dei rifiuti, appena un pannolino sporco, con un appuntamento ad un corso culinario il cui inizio era previsto per le 9.30" scrive il Riesame di Catania. Arrivata a Donnafugata, forse per la premura, la donna ha lasciato anche la macchina aperta e le luci accese in pieno giorno; e poi, incontrando l'organizzatrice dell'evento, ha ribadito di "aver fatto tutto di corsa, di aver lasciato il figlio a scuola, di essere tornata a casa, di aver sistemato il letto..", quasi a volersi giustificare o, come si ipotizza, a voler allontanare qualsiasi sospetto sul suo coinvolgimento nella vicenda. Dato confermato anche dalla maestra della ludoteca dove Veronica Panarello aveva portato il fratello di Lorys: l'indagata, infatti, dando da mangiare all'altro figlio più piccolo, davanti alla maestra stessa, ha ribadito che alle 12.30 avrebbe dovuto prendere Lorys. "E' una sottolineatura che appare mirata a catturare l'attenzione della maestra e si inserisce nel lucido piano perseguito" commenta il Riesame. Dati alla mano, poi, la Panarello ha sentito più volte, nel corso della mattinata, suo marito Davide: perché, invece, dal momento della scomparsa di Lorys non l'ha più contattato? Nemmeno per avvisarlo della morte del figlio? "Un silenzio incomprensibile, degno di equivocità e di diabolica consapevolezza dell'orribile misfatto" scrive il Riesame.

Veronica Panarello mente spudoratamente?

"Veronica Panarello continua a mentire spudoratamente per accertare una normale quotidianità nella giornata del 29 Novembre, sconfessata dalle sue artificiose ricostruzioni […] tutte le sue versioni sono dense di incongruenze, menzogne e ricordi postumi […] si delinea il tentativo disperato di allontanare da sé i sospetti di un coinvolgimento nell'omicidio" precisa il Tribunale di Catania, quinta sezione penale. "Veronica Panarello l'ha presa male per le espressioni forti che sono state utilizzate nel senso di ‘lucida assassina in preda ad uno stato emotivo e passionale incontenibile' in un movente che viene ricercato dal Riesame di Catania ma che appare fortemente debole perché un movente basato su un momento di rabbia o di lite con il figlio penso che non possa reggere perché, così mi ha riferito lei, ‘quale motivazione avrei avuto ad uccidere mio figlio perché non voleva andare a scuola o voleva venire con me?' […] Inoltre vuole sapere e conoscere chi sarebbe questa mamma con la quale lei ha parlato e avrebbe manifestato delle certezze di assenza del figlio da scuola ancora prima di saperlo. Questa è veramente fuori da ogni logica, vogliamo conoscere questo testimone" ha commentato così Francesco Villardita, legale di Veronica Panarello, le motivazioni del Riesame. "Questa motivazione va metabolizzata, analizzata e studiata. Poi deciderò se ricorrere o meno in Cassazione" ha concluso.

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