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Lorenzin, un’altra gaffe: parole a caso sulla maternità surrogata

In risposta a un’interrogazione parlamentare sulla maternità surrogata alla Camera la ministra Lorenzin parla di “schiavismo”, di “ferma condanna” anche per le pratiche non commerciali e annuncia una mobilitazione internazionale del governo facendo riferimento a una risoluzione che, però, dice tutt’altro.
A cura di Giulio Cavalli
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Un paio di parole buttate a caso, un briciolo di integralismo cattolico, molta supponenza e un evidente scollegamento con il pensiero del Governo e della maggioranza: gli ingredienti della ministra alla salute Beatrice Lorenzin continuano a mescolarsi in una serie di gaffe che ne fa la ministra più dibattuta di questa legislatura. Dopo la polemica per la campagna del Fertility Day (con una comunicazione a dir poco fallimentare ritirata poco dopo l'uscita) e l'ulteriore inciampo sul tentativo di parare il colpo (anche il secondo tentativo di comunicazione è stato ritirato in breve tempo) ora la ministra si ritrova a dichiarare il falso, questa volta in Parlamento.

Si parla ovviamente di maternità e famiglia (il chiodo fisso della ministra) e questa volta le parole della Lorenzin sono tutte nella risposta all'interrogazione di Maurizio Gasparri (la 4-05956 del 21 giugno 2016) in cui si chiedeva «quali orientamenti il Ministro in indirizzo intenda esprimere […] e quali iniziative voglia intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per impedire che, violando la legge n. 40 del 2004, recante "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", e sfruttando il caos normativo esistente in Italia, per quanto concerne le adozioni, si incoraggi la pratica dell'utero in affitto».

La ministra nella sua risposta del 23 settembre scorso (è qui) dichiara di condannare «ogni forma di maternità surrogata, in quanto contratto inaccettabile di compravendita di esseri umani, ed in quanto è una procedura che non può che avvenire mediante forme contrattuali rigide e vessatorie, necessariamente di tipo commerciale» ma soprattutto parla a nome del governo dicendo testualmente che «è impegnato ad assumere iniziative, a livello nazionale e internazionale, in tutte le sedi istituzionali sovranazionali, affinché la surrogazione di maternità, in ogni sua modalità e variante contrattuale, sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani, e sia quindi considerato un reato universalmente perseguibile».

Traducendo il politichese secondo la Lorenzin il governo italiano sarebbe intenzionato a chiedere la messa fuori legge della maternità surrogata in resto del mondo. Ma è vero? Per niente. Innanzitutto la maternità surrogata è perfettamente legale (seppur diversamente regolamentata) in molti stati de'Europa e del mondo (Belgio, Spagna, Georgia, Ucraina, Russia e in otto Stati USA) e quindi sembra difficile che la Lorenzin possa capeggiare una risoluzione internazionale che appare molto difficile (e in cui l'Italia non ha certo le competenze) ma soprattutto la linea del governo Renzi è ben distante dalla ferma condanna o dalla concezione di maternità surrogata come forma di schiavismo: il documento a cui fa riferimento la Lorenzin è un atto di indirizzo approvato il 4 maggio di quest'anno che impegna il governo «ad attivarsi nelle forme e nelle sedi opportune, per il pieno rispetto, da parte dei Paesi che ne sono firmatari, delle convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino e a promuovere a livello nazionale e internazionale, iniziative che conducano al riconoscimento del diritto dei bambini alla identità personale e alla loro tutela, indipendentemente dalla modalità in cui sono venuti al mondo.» Un documento, tra l'altro, molto dibattuto tra l'ala più centrista (NCD con Binetti e appunto la Lorezin in testa) e quella più moderata che, come spesso succede sui temi etici, si risolve in una semplice tiepida presa di posizione.

Dove la Lorenzin abbia potuto scorgere lo schiavismo e la mobilitazione internazionale rimane un mistero. O forse no: questa è la risoluzione che avrebbe voluto.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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