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Lo Stato italiano risarcirà un ergastolano per avergli negato il diritto agli studi

Marcello Dell’Anna è un ex boss della Scu, detenuto da oltre vent’anni. Nel 2012 si è laureato in legge e avrebbe voluto proseguire gli studi, ma dal carcere di Spoleto è stato trasferito in quello di Nuoro. Non riuscendo neanche più a vedere la famiglia. La Corte di Strasburgo ha dichiarato il suo ricorso ricevibile.
A cura di Claudia Torrisi
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Marcello Dell'Anna è un ex boss della Sacra corona unita, e si trova in carcere da oltre vent'anni, condannato all'ergastolo per tre omicidi. Quando è entrato aveva ventitrè anni, adesso quarantasette. Durante questo lasso di tempo si è laureato con 110 e lode all'università di Pisa in legge, con una tesi sui diritti dei detenuti e il regime del 41 bis. Il giorno della discussione, a maggio del 2012, è potuto uscire dal carcere di Spoleto, ed è andato senza scorta con la famiglia al ristorante a festeggiare. Poi ha fatto rientro in cella. La laurea gli è valsa anche un posto in cattedra nel nel corso di formazione giuridica per avvocati e operatori della scuola forense di Nuoro. Nel 2012, infatti, dal carcere di Spoleto Dell'Anna è stato trasferito in quello sardo di Badu ’e Carros. Lo spostamento ha fatto sì che Dell'Anna non riuscisse a proseguire gli studi – si era iscritto a un nuovo corso – e avesse difficoltà a incontrare la moglie e il figlio durante i colloqui. In una lettera del 24 settembre 2012 a Ristretti Orizzonti ha scritto che

il trasferimento in questo "particolare carcere" (Nuoro), sia per collocazione geografica sia per rigidità del regime penitenziario, mi ha procurato una gravosa interruzione e regressione del trattamento rieducativo (sono un detenuto al quale sono stati conferiti diversi Encomi, diversi Attestati di  Qualificazione Professionale, ho conseguito due Lauree; ho scritto due libri e il terzo era in fase di  redazione); mi ha impedito la prosecuzione degli studi universitari (dopo la  recente Laurea, mi sono riscritto ad un ulteriore Corso di Laurea); mi ha  sradicato dai rapporti familiari, considerato che per me è difficile, se non impossibile, effettuare colloqui a Nuoro, data la distanza e l'impossibilità economica.

Nel 2013, allora, Dell'Anna ha deciso di proporre ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo ricorso per violazione del diritto allo studio e agli affetti familiari. "Più volte avevamo chiesto l'avvicinamento in Puglia, dove viveva la famiglia, ma le richieste non sono state prese in considerazione dall'amministrazione penitenziaria", ha spiegato il suo avvocato, Ladislao Massari. E, ha aggiunto, "proprio questa decisione ha rischiato di pregiudicare gli studi di Dell'Anna che, dopo la laurea, si era iscritto a un corso di specializzazione". Strasburgo ha dichiarato ricevibile il ricorso presentato dal detenuto, e lo Stato italiano ha scelto la via della transazione, proponendo un risarcimento in denaro. "Ormai dopo tanto tempo Dell'Anna non aveva più interesse ad avvicinarsi nel Salento, anche perché nel frattempo la famiglia si è trasferita in Sardegna", ha spiegato il legale del detenuto. Nella lettera del 2012, l'ex boss aveva scritto che "essere detenuto a Nuoro è come se m'avessero riportato indietro di vent'anni e questo mi rifiuto  di  accettarlo, perché il mio passato è per me morto e sepolto. A ben vedere, infatti, sono proprio le storie di  detenuti, come questa vissuta da me, a rappresentare la vittoria del sistema carcerario sul crimine; nel mio  caso, al di là di ogni retorica, è un fatto che io mi sia trasformato da delinquente ad operatore culturale, attraverso anche una totale presa di distacco da certe forme mentis deviate e devianti".

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