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Lo cercano per 5 giorni, ma il bambino scomparso esiste solo su Facebook

Arriva dalla Francia, una storia che fa ben capire quanto i social network siano divenuti parte della nostra vita quotidiana, tanto da divenire fondamentali anche nelle indagini delle forze dell’ordine. In questo caso, però, c’è il colpo di scena.
A cura di Biagio Chiariello
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Per 5 giorni, polizia, vigili del fuoco e magistrati si sono mobilitati nelle ricerche di un bambino di 2 anni scomparso in Francia. Come purtroppo accade in questi, si è pensato ai più tragici epiloghi: pedofilia, rapimento, omicidio. Le speranze di ritrovarlo diminuivano giorno dopo giorno. Del piccolo Chayson nemmeno l'ombra. Poi il colpo di scena. Il bambino non è scomparso, perché semplicemente non è mai esistito. E' solo un'invenzione della Rete: qualcuno si è infatti preso la briga di creare un profilo Facebook, attraverso il quale è stata messa in scena la drammatica storia di vita. L’unica cosa reale dell’inesistente di questa strana faccenda erano gli account virtuali, con tanto di foto, quasi certamente “rubate” da profili di altri individui. La storia è raccontata da France3.

Venerdì 11 aprile, la prozia del presunto padre di Chayson, Rayan, ha dato l'allarme. La donna, 47 anni, scrive sul social network di essere andata alla stazione di polizia di Moulins e Clermont Ferrand, nel centro della Francia, a manifestare le sue preoccupazioni per non aver visto il piccolo da oltre una settimana. I genitori erano irraggiungibili, ignoto l'indirizzo di casa. Un'indagine giudiziaria per "sequestro " è stato inaugurata due giorni dopo dalla procura di Cusset, le indagini condotte dalla polizia di Clermont. Ma il procuratore Eric Mazaud ha subito notato che qualcosa non andava, sottolineando che "i fatti ci sono stati raccontati in modo confusionario". Mercoledì, la svolta: la "zia" viene messa in custodia: si è inventata tutto e per questo ora rischia di essere sottoposta ad un’indagine psichiatrica. "Ci troviamo di fronte ad una storia molto moderna dove la gente purtroppo decide di creare falsi account Facebook, rubare foto e dare vita a questi profili anche attraverso i commenti", ha detto Eric Mazaud. Ancora ignoto il motivo che ha spinto la donna ad inventare questa storia. "O è semplicemente un problema psicologico o si tratta di una vendetta" afferma il procuratore.

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