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Reintegrata dalla Nestlè la lavoratrice disabile licenziata per un post su facebook

La dipendente della Perugina-Nestlè era stata licenziata in tronco per aver espresso un giudizio critico nei confronti di un dirigente aziendale. Dopo le pressioni dei sindacati e il clamore mediatico ottenuto la multinazionale è tornata sui suoi passi.
A cura di Davide Falcioni
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UPDATE – Marilena Petruccioli, la dipendente della Perugina licenziata per aver scritto un post critico su facebook, è stata reinserita a lavoro e se la caverà con un semplice provvedimento disciplinare concordato tra l'azienda (facente capo alla multinazionale Nestlè) e la Cisl: "Ciò è stato possibile – ha commentato il segretario generale regionale Fai Cisl Umbria Dario Bruschi – grazie all’atteggiamento costruttivo tenuto al tavolo dal dottor Toja. Riteniamo, per questo, ristabilite a pieno titolo le relazioni sindacali, che erano state messe in discussione dal grave atto unilaterale oggetto dell’incontro. Un solo vincitore – ha commentato – il lavoro e il nome della Perugina”. Il sindacalista ha aggiunto che “sia la Fai che la lavoratrice avrebbero fatto a meno del clamore che la notizia ha suscitato in questi giorni. Mi sento, comunque, di ringraziare tutti gli organi di informazione per aver dato grande risalto alla notizia a tutti i livelli, anche nazionale. A loro la Fai Cisl Umbria chiede di tenere alta l’attenzione sulle priorità vere dell’azienda, che riguardano i volumi prodotti e le prospettive future. Vere sfide sulle quali ci sentiamo impegnati a trovare soluzioni condivise che garantiscano i lavoratori del più importante stabilimento alimentare umbro. Ringrazio, infine, la Fai nazionale, nella figura del suo rappresentante Giorgio Galbusera, per l’impegno profuso e tutti coloro che anche in Cisl si sono messi a disposizione per una soluzione positiva della vicenda. Grazie anche a tutti i lavoratori e le Rsu della Perugina e delle aziende agroalimentari umbre che hanno espresso la loro solidarietà e vicinanza”.

Alla fine non sarà licenziata la dipendente della Perugina-Nestlè di San Sisto, a Perugia, che aveva rischiato il lavoro nei giorni scorsi in seguito a un suo post su Facebook. Lo riferisce l’azienda in una sua nota, spiegando che nei suoi confronti sarà applicato un «mero provvedimento disciplinare

Lei scrive un post su Facebook, la Perugina-Nestlè la licenzia. E' successo in Umbria a Marilena Petruccioli, dipendente della società dal 1996, componente Rsu e categoria protetta per una parziale disabilità, che è stata licenziata in tronco per aver scritto un post sul social network. Dario Bruschi, segretario generale della Fai-Cisl dell'Umbria, ha parlato di "un atto unilaterale inaccettabile, giunto come un fulmine a ciel sereno". Secondo il sindacalista il post su facebook inoltre riguardava "un fatto accaduto in un'altra azienda, ma probabilmente una serie di circostanze ha portato a ritenere che facesse invece riferimento alla Perugina-Nestlè".

Ma andiamo con ordine. Scavando tra l'attività social della Petruccioli si scopre che il 23 agosto scriveva un commento rivolto a "tutti quei dirigenti che, da bravi furbetti, hanno utilizzato il loro ruolo per sistemare amichetti, parenti, amichette e se stessi, nascondendo illeciti, creando una bella squadra di furbi arroganti e vagabondi che sono la zavorra che ti porta a fondo sia come paese che come aziende. Poi, se permettono anche di fare i moralisti, i giudici. Ma fateme il piacere, almeno arrivati a sto punto abbiate il buon gusto di tacere". Accuse pesanti in cui, tuttavia, non si fanno nomi e cognomi, a differenza di quanto accadrà il 30 ottobre, quando sempre su facebook la lavoratrice lancia nuove accuse: "Oggi mi è capitato di leggere un provvedimento disciplinare in cui il capo del personale di questa azienda – e badate bene non il proprietario, il padrone – ha usato un termine a dir poco vergognoso: COLLARE. Qualcuno dei suoi superiori – sottolinea la signora Petruccioli – dovrebbe fargli un ripassino dei principi che l'azienda per la quale lavora sbandiera ovunque. Il collare lo indossano i cani, non le persone. E certi personaggi che ricoprono certi ruoli dovrebbero stare attenti ai termini che usano in certi atti ufficiali. Tanto più – conclude – che sembrerebbe che ‘sto personaggio occupi il parcheggio per invalidi quando si reca a rinforzare i muscoli. Peccato il cervello non ne trae beneficio. Disgustata".

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E' per questo post che la donna sarebbe stata licenziata in tronco, con una notifica arrivata ieri. Il suo caso è finito anche in Parlamento, con il coordinatore nazionale di Sel – Nicola Fratoianni – che sulla vicenda ha presentato un'interrogazione al vetriolo: "E' questo il modello di corrette relazioni fra datori di lavoro e lavoratori, cui vuole consegnarci il governo con il Jobs Act? La giusta causa, secondo l'azienda, sarebbe un post su Facebook in cui la lavoratrice, senza nominare l'azienda, si è opposta al comportamento di un capo-reparto che avrebbe rimproverato un lavoratore dicendogli che per lui era necessario il collare".

Secondo la Fai-Cisl "l'azienda ha considerato Marilena Petruccioli una Rsu scomoda in quanto ha sempre espresso le proprie idee in maniera chiara e diretta. Il nostro dubbio è che il suo carattere passionale sia mal digerito da qualcuno nello stabilimento della Perugina. Tutti i livelli della federazione, sostenuta dalla Cisl, da oggi sono impegnati per opporsi a sanare legalmente questo clamoroso autogoal Nestlé, che sbandiera codici comportamentali di correttezza e moralità e poi all'oscuro di tutti licenzia una Rsu, soprattutto una lavoratrice con inabilità fisiche".

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