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Libero Grassi, ammazzato 21 anni fa dalla mafia: disse no al racket, lo Stato lo lasciò solo

L’imprenditore siciliano non volle piegarsi alle estorsioni e denunciò la sua situazione anche alle telecamere. Riina e Provenzano ne decretarono la morte.
A cura di Redazione
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Libero_Grassi

Fu ammazzato ventun'anni fa, la foto del suo corpo a terra, con gli occhi aperti quasi un monito, quello di tenerli sempre spalancati, costi quel che costi, fece il giro del Paese e generò mobilitazioni, il suo nome fu scandito da centinaia di migliaia di persone, la primavera dell'antiracket nacque dal suo sangue innocente. Libero Grassi, commerciante, ucciso dalla mafia il 29 agosto del 1991 perché non si era piegato alla logica del pizzo, è stato commemorato anche quest'anno davanti alla sede della sua fabbrica, la Sigma, lì dove venne assassinato.

E anche in questo caso si è parlato di lotta al racket che oggi come allora, continua a strozzare commercianti, piccoli imprenditori: "Non c'era modo migliore per ricordare Libero" dice Pina Maisano Grassi, vedova dell'imprenditore che ieri era insieme ai giovani di ‘AddioPizzo'. Il "modo migliore" è stato quello di sostenere la Pasticceria Marsicano a Palermo, esercizio nel mirino dei signori dell'estorsione. E lì oggi tanti cittadini di Palermo si sono dati appuntamento subito dopo la commemorazione per una colazione in sostegno "dell'imprenditoria libera dal pizzo".

La storia di Libero Grassi si intreccia con quella della denuncia attraverso i mezzi di comunicazione di massa che Grassi seppe usare per veicolare al maggior numero di persone possibili la sua situazione. Fu con una drammatica lettera al Giornale di Sicilia che la mafia gli dichiarò guerra e lo condannò a morte. La lettera era questa:

Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere…Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Anzalone' e diremo no a tutti quelli come lui.

Poi Libero Grassi attraverso "Samarcanda", la celebre trasmissione televisiva di Michele Santoro, spiegò il perché del suo no al pizzo. Tuttavia nonostante quest'esposizione mediatica, fu lo Stato a fare finta di niente. E così ì suoi colleghi imprenditori. Isolato, fu bersaglio facile. Circa un mese dopo la sua morte, nel 26 settembre 1991, Michele Santoro e Maurizio Costanzo gli dedicarono una storica serata televisiva a reti unificate (Rai 3 e Canale 5) che vide tra l'altro anche la partecipazione di Giovanni Falcone, il giudice antimafia che sarebbe morto poi l'estate successiva, ammazzato con una autobomba insieme alla compagna Francesca Morvillo e agli agenti di scorta. Per l'omicidio Grassi nel 2004 sono stati condannati numerosi boss, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Pietro Aglieri. Lo Stato ha riconosciuto all'imprenditore ammazzato la Medaglia d'oro al valor civile.

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