Lettera Ue: “Ok a flessibilità per 14 miliardi, ma Italia rispetti gli impegni”
Qualche giorno fa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva risposto alle interpellanze mosse da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Europea e Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici, ribadendo di non ritenere necessaria una manovra correttiva per i conti italiani e adducendo le motivazioni che avevano spinto il Governo a “non rispettare” la regola che impone ai Paesi dell'Unione con un rapporto debito/pil superiore al 60% di tagliarlo di un ventesimo ogni anno. Tra le altre cose, Padoan faceva notare come in questi mesi l’Italia si fosse trovata a fare i conti con la deflazione, problema condiviso su scala europea, e con i costi ulteriori determinati dall’emergenza immigrazione.
A quanto apprende Marco Zatterin per La Stampa, oggi sarebbe arrivata ai tecnici del ministero la contro-risposta della Ue. Dombrovskis e Moscovici, alla vigilia dell’approvazione del pacchetto di raccomandazioni della Commissione Ue agli Stati membri, ritengono non sufficienti le comunicazioni di Padoan e chiedono una serie di impegni al Governo, pur esprimendo sostegno per l’ambizioso programma di riforme.
La Ue proporrebbe all’Italia un margine di flessibilità dello 0,85% del Pil, che vale circa 14 miliardi di euro, in cambio di una serie di impegni: blindare le clausole di salvaguardia per il 2017 (dunque, o il Governo trova 7,2 miliardi di euro o l’Iva aumenterà al 23%), l’appianamento del “divario di un decimo di punto (1,6 miliardi) fra il deficit che ha previsto per l’anno venturo (1,9% del pil) e quello indicato da Roma (1,8%)”, l’utilizzo delle risorse liberate esclusivamente per gli investimenti e la prosecuzione del cammino delle riforme strutturali.
Tecnicamente lo sconto della Ue sarebbe così ripartito, si legge su La Stampa: “Sono 0,5 punti di Pil per le riforme, 0,25 per compensare i maggiori investimenti pubblici, 0,04 per l’extraspesa per i migranti e 0,06 per la sicurezza antiterrorismo”. Ricordiamo che il piano italiano prevedeva di portare il disavanzo al 2,3% (dall'1,4% del Pil del deficit tendenziale previsto per il 2017), quindi la correzione da fare sarebbe minima (0,05 punti percentuali, meno di un miliardo di euro).