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Legge Fini Giovanardi bocciata dalla Consulta, pene minori per droghe leggere

Per la Consulta la conversione in legge mutò la sostanza del decreto. Ritorna la differenza tra doghe leggere e pesanti.
A cura di Antonio Palma
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La Consulta ha bocciato la cosiddetta legge Fini-Giovanardi che equiparava le droghe leggere e quelle pesanti. Secondo la Corte Costituzionale la bocciatura è dovuta perché durante il voto di conversione in Parlamento fu cambiato sostanzialmente il decreto legge approvato dal Governo Berlusconi inserendo emendamenti estranei all'oggetto e alle finalità del decreto. Gli effetti della decisione saranno immediati. Tornano quindi pene minori per le droghe leggere come previsto dalla precedente legge Iervolino-Vassalli modificata dal referendum del '93. La decisione della Corte Costituzionale è in linea con quella della terza sezione penale della Corte di Cassazione che, dopo il ricorso di un uomo condannato a 4 anni perché in possesso di circa 4 chili hashish, aveva stabilito che alla Fini Giovanardi manca “il nesso di interrelazione funzionale tra decreto legge, formato dal governo, e legge di conversione parlamentare”. Nel dettaglio, la Corte costituzionale al termine della camera di consiglio di oggi ha spiegato che la legge Fini Giovanardi è illegittima per violazione dell’art. 77, secondo comma, della Costituzione che regola la procedura di conversione dei decreti-legge, dichiarando di fatto nulle le modifiche apportate dalla legge in materia di droghe.

Giovanardi: "Consulta scavalca il Parlamento" – "La Fini-Giovanardi è entrata in vigore all'inizio del 2006: nessuno dei governi e dei parlamenti eletti nel 2006, 2008 e 2013, con maggioranze di centrosinistra, di centrodestra o tecniche, ha mai provveduto a modificarla. Dopo otto anni la Corte Costituzionale scavalca il Parlamento confermando alcuni articoli aggiunti nella legge di conversione e annullandone altri sulla base anche di una ben orchestrata campagna promozionale", è questa la prima reazione di Carlo Giovanardi nel Ncd dopo aver appreso della bocciatura della legge che porta anche il suo nome. "Nel merito della questione, segnalo che rimane in vigore la legge precedente, che punisce con l'arresto e il carcere sia lo spaccio di cannabis che quello di altri tipi di droghe, con la relativa riproposta confusione giurisprudenziale di quale sia la quantità di sostanza che fa scattare la sanzione penale" ha proseguito il senatore, concludendo: "Il ricollocare in tabelle diverse le cosiddette droghe leggere e pesanti è una scelta devastante dal punto di vista scientifico e del messaggio rivolto soprattutto ai giovani su una presunta differenziazione di pericolosità dei vari tipi di sostanza, delle cui conseguenze la Corte stessa si assume tutta la responsabilità".

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