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Legalizzazione cannabis, Farina (Si): “Ddl in Aula fatto storico, è un punto di partenza”

Il 25 il ddl arriverà in Aula, con il suo carico di 1.700 emendamenti. “La cosa che più preoccupa è che gli artefici sono gli stessi che da anni lanciano proclami sulla salvezza dei nostri giovani e dei nostri figli. Ma la catastrofe che abbiamo di fronte qualcuno l’ha provocata, non è un evento metereologico”, denuncia il relatore in commissione Giustizia.
A cura di Claudia Torrisi
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Il 25 luglio arriverà in Aula alla Camera il ddl sulla legalizzazione della cannabis, presentato un anno fa dell'anno scorso dall'intergruppo guidato da Benedetto Della Vedova e firmato da oltre 200 parlamentari provenienti dal Partito democratico, dal Movimento 5 stelle, da Sinistra ecologia e libertà e dal gruppo misto. A corredo della proposta ci saranno 1.700 emendamenti – presentati larga parte da Area popolare, che ne ha firmati 1.300. Nel corso dell'ultima riunione delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera si è deciso di non procedere alle analisi delle proposte di modifica e di rimandare direttamente tutto alla discussione in Aula. Abbiamo chiesto a Daniele Farina, deputato di Sinistra Italiana e relatore della commissione Giustizia del disegno di legge, qual è lo scenario che si prefigura adesso per il cammino del ddl sulla legalizzazione della cannabis.

La data dell'arrivo in Aula del disegno di legge dell'intergruppo Cannabis legale è oramai vicina: lunedì per la prima volta il parlamento esaminerà una proposta riguardante un tema di questo tipo. Come mai avete scelto di non esaminare in commissione gli emendamenti presentati ma di portare il ddl direttamente in Aula?

Riteniamo che sia utile che questa discussione venga fatta davanti al paese, nell'aula di Montecitorio. Non, quindi, nelle chiuse stanze della commissione. Si tratta di un tema che è diventato urgente, talmente urgente da necessitare forse un decreto vista la situazione che si è negli anni concretizzata.

Ad accompagnare il testo, però, ci sono 1.700 emendamenti.

Sostanzialmente quei 1.700, fra emendamenti e articoli aggiuntivi, sono in larghissima parte di carattere ostruzionistico. Questo vuol dire che almeno metà dice esclusivamente la parola "sopprimere". E sono a firma sostanzialmente di un numero molto limitato di deputati, come Binetti, La Russa, Pagano. Ecco, i grandi artefici dei 1.700 emendamenti sono per lo più questi. Si tratta di una manovra proprio di carattere puramente ostativo. Di propositivo, di superamento delle resistenze, di proposizione di un nuovo scenario non c'è traccia. Quindi abbiamo pensato che questa discussione – che è un'operazione di minoranza perché 200 deputati non sono la maggioranza di Montecitorio – fosse utile che fosse aperta davanti al paese.

Che effetto avrà un numero talmente grande di emendamenti sul proseguimento dell'iter del ddl legalizzazione? Sembra che la discussione slitterà a settembre.

Era già definito internamente alla commissione che, fatta la discussione generale, i lavori sarebbero arrivati a settembre. E questo accadrà. Questi emendamenti semplicemente lanciano un messaggio. Sostanzialmente dicono: "L'attuale legislazione va bene così, abbiamo fatto benissimo, il mondo non sta cambiando, bisogna conservare l'esistente". Ecco, è chiaro a qualunque persona sensata che questo non è così, che è fuori dalla realtà. La cosa che più preoccupa è che gli artefici sono le stesse persone che da anni – invecchiando oltretutto – continuano a lanciare proclami sulla salvezza dei nostri giovani e dei nostri figli. Ma, insomma, la catastrofe che abbiamo di fronte qualcuno l'ha provocata, non è un evento metereologico. E allora laddove le polemiche falliscono, forse è meglio che proviamo a sperimentare di nuove regole. Non saranno forse quelle letteralmente proposte da questo progetto di legge, potranno essere diverse, per questo esiste il parlamento e la discussione. Ma io non credo sia più accettabile che qualcuno dica "Va bene così, Madama la Marchesa".

Certamente questo provvedimento ha il merito di portare la discussione sulla legalizzazione della cannabis in Aula, dove mai era arrivata. Ma, a conti fatti, quale può essere il futuro del ddl?

Io ho una certa età e la vedo in maniera molto laica. Quello che accade il 25 luglio è un fatto storico: per la prima volta nella storia della Repubblica l'aula di Montecitorio discute di un provvedimento sulla cannabis  – ma possiamo dire sugli stupefacenti in generale – che punta a una legalizzazione espansiva rispetto all'esistente. Fino a oggi abbiamo avuto leggi volte solo a una legalizzazione restrittiva. Dalla 685 del 1975, passando per la Iervolino-Vassalli dei primi anni 90, fino all'ultimo capolavoro disastroso che è stata la Fini-Giovanardi. Questo quindi già di per sé è un fatto storico. I tempi della legislatura sono ignoti e comunque sono brevi; gli equilibri del Senato li abbiamo visti in azione sulle unioni civili, li vediamo sul reato di tortura, li vedremo sulla cannabis. Quindi sotto questo aspetto il 25 luglio è sicuramente un punto di partenza. Vedremo dove arriveremo. Questo messaggio e questi contenuti che portiamo avanti a un certo punto forse si fermeranno o forse no. Vorrà dire che le legislature che seguiranno riprenderanno a parlarne da un punto di vista molto più avanzato rispetto a quello in cui siamo oggi.

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