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Lecce, indagato giudice Cassazione: affittava casa alle prostitute

Un giudice della Corte di Cassazione affittava la sua casa di Lecce a delle prostitute esigendo un canone di locazione superiore a quello di mercato.
A cura di Davide Falcioni
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Agenti di polizia della Squadra Mobile di Lecce hanno eseguito il sequestro preventivo di un appartamento che si trova nel centro di della città pugliese il cui proprietario, un magistrato originario di Lecce in servizio a Roma presso la Corte di Cassazione, insieme alla sua compagna, sono indagati per favoreggiamento della prostituzione. I sigilli sono stati disposti dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale, Vincenzo Brancato, su richiesta del sostituto procuratore Maria Vallefuoco.

Stando a quanto sostiene l'accusa l'indagato avrebbe concesso in locazione la casa di sua proprietà ad alcune giovani donne rumene, perché queste vi esercitassero la prostituzione, esigendo un canone di locazione superiore a quello di mercato. Il magistrato avrebbe inoltre richiesto alle inquiline l'immediato pagamento in contanti, senza rilasciare nessuna ricevuta e senza le prescritte comunicazioni all'Autorità di pubblica sicurezza. Durante gli ultimi mesi erano arrivate alla Squadra Mobile numerose segnalazioni su un presunto giro di prostituzione nello stabile.

I poliziotti hanno organizzato negli ultimi mesi una serie di appostamenti, accertando la veridicità delle segnalazioni e fermando, in tempi diversi, alcuni visitatori, due dei quali hanno raccontato di aver ottenuto nell'appartamento prestazioni sessuali a pagamento con ragazze che avevano contattato su un sito internet. Non solo: diversi agenti si sono finti clienti e sono entrati nella casa, al primo piano dello stabile, verificando personalmente che all'interno vi erano tre donne che si prostituivano. Come se non bastasse l'appartamento è risultato essere collegato, tramite una porta interna, alla casa dello stesso proprietario che era solito, insieme alla compagna, accedere liberamente all'immobile in cui le ragazze si prostituivano. Per una sola stanza ciascuna donna pagava 300 o 350 euro.

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