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Lecce, imputato per mafia viene scarcerato e messo ai domiciliari perché il figlio è autistico

La Cassazione ha accolto la richiesta di un uomo, imputato per reati di mafia, disponendo la conversione della pena dal carcere agli arresti domiciliari per permettergli di mantenere un legame con il figlio di due anni malato di autismo.
A cura di C. M.
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Scarcerato e posto agli arresti domiciliari perché necessario alla corretta crescita del figlio, affetto da autismo. Sarebbe questa la motivazione addotta dai giudici della Corte di Cassazione che si sono trovati a trattare il caso di un uomo di Gallipoli, in provincia di Lecce, imputato per reati di mafia e ritenuto dalla magistratura vicino al clan Padovano della Sacra Corona Unita. I supremi giudici hanno vagliato la richiesta avanzata dal legale dell'uomo che, impugnando un recente provvedimento del Tribunale del Riesame nel quale veniva sostanzialmente negata la richiesta degli arresti domiciliari in vece della detenzione in carcere, ha chiesto alla Cassazione di pronunciarsi. E proprio ieri i giudici della Suprema Corte hanno deciso accogliendo le richieste del leccese.

L'uomo risulta essere padre di un bimbo di due anni affetto da un grave disturbo dello spettro autistico. Secondo la Cassazione, il bambino, nonostante venga sì assistito dalla madre, vista la sua disabilità ha bisogno di mantenere un rapporto con entrambi i genitori. Per questo motivo, dunque, i giudici hanno sostenuto che la richiesta avanzata dal legale dell'uomo debba essere considerata accoglibile, in virtù della particolarità del caso. Il padre, che ha quindi fatto ritorno a casa, risulta essere accusato di associazione mafiosa e estorsione aggravata dalle finalità mafiose. Al piccolo era stato consigliato un trattamento riabilitativo terapeutico, con coinvolgimento di entrambi i genitori. Trattamento al quale ora il padre potrà partecipare.

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