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Le Regioni tagliano la spesa: a rischio la rimborsabilità di oltre 1.500 farmaci

Al vaglio di Aifa, una proposta che mira a cambiare le regole per la rimborsabilità dei farmaci innovativi e per la cura delle malattie croniche: se dovesse passare la modifica, per ogni categoria farmacologica, solo il farmaco equivalente dal prezzo più basso resterebbe rimborsabile, tutti gli altri diventerebbero invece a totale carico dell’assistito. A lanciare l’allarme è il centro studi Fimmg, che sottolinea i rischi della riforma momentaneamente bloccata dall’Agenzia del farmaco: “I pazienti rischiano di dover cambiare terapia ogni anno e di vedersi somministrare medicinali che possono contenere anche principi attivi diversi”.
A cura di Charlotte Matteini
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farmaci antidepressivi

Taglio drastico alla spesa sanitaria. Al vaglio delle Regioni e dell'Agenzia italiana del Farmaco, un piano per la modifica delle procedure di rimborsabilità di circa 1.500 medicinali innovativi utilizzati nella cura di patologie croniche. Al fine di ridurre quel miliardo e seicento milioni di spesa annua, le Regioni propongono una sorta di "asta per i farmaci terapeuticamente equivalenti", ovvero, in poche parole, propongono che, per ogni categoria farmacologica, a rimborso vadano solo i farmaci con il prezzo più basso. Non solo, i medici del centro studi Fimmg, evidenziano inoltre un problema: i farmaci equivalenti che verranno utilizzati in sostituzione delle terapie tradizionali per composizione non sono uguali ai medicinali "di marca" e possono contenere dosi e principi attivi diversi. Insomma, i pazienti rischierebbero di vedersi somministrata un'altra terapia, se dovessero decidere di continuare a usufruire dei farmaci rimborsati dal sistema sanitario nazionale: “Non è sufficiente che un farmaco appartenga alla medesima classe Atc per avere la medesima efficacia sul singolo paziente, che risponde in modo diverso già se ingerisce la stessa molecola in bustine anziché in pillole, figuriamoci se poi il principio attivo è proprio diverso", spiega Milillo del centro Fimmg.

Secondo la Federazione Nazionale Medici di Famiglia, l'operazione dovrebbe inizialmente riguardare 2.700 specialità farmaceutiche, 1.700 ad uso ospedaliero,per un totale di spesa pari a 1,6 miliardi di euro, mentre all’asta andrebbe anche un altro migliaio di farmaci a distribuzione diretta o “per conto”, ovvero quelli acquistati dalle Asl a prezzi scontati e poi distribuiti alle farmacie del territorio. Insomma, con questo nuovo sistema, per ogni categoria terapeutica, rimarrebbe rimborsabile solo il farmaco equivalente venduto al prezzo più basso, mentre tutti gli altri diverrebbero a totale carico del paziente, "che sarebbe anche costretto a cambiare di anno in anno terapia, a seconda di chi vince l’asta regionale", sottolinea il dottor Giacomo Milillo del centro studi Fimmg, non essendo prevista nella bozza di proposta la cosiddetta "continuità terapeutica".

Un esempio, per comprendere meglio come funzionerebbe la rimborsabilità dei farmaci: Tra le terapie disponibili per il trattamento di patologie al sistema nervoso centrale, esistono vari livelli di cura. Tra questi livelli, per esempio, ci sono i farmaci psicoanalettici, la cui azione stimolante agisce sull'attività mentale. Scendendo ancora di livello, troviamo gli antidepressivi e giungendo infine al quarto livello, abbiamo tutte le terapie di inibizione della serotonina: in questo campo troviamo 38 medicinali e 7 diverse molecole utilizzati per la cura di patologie del sistema nervoso. Con la "riforma" proposta dalle Regioni, di questi 38 farmaci e 7 molecole, un solo prodotto resterebbe rimborsabile, tutti gli altri diventerebbero a totale carico dell'assistito. Stesso discorso vale per gli antibiotici e per ogni altro medicinale: solo i meno cari per ciascuna categoria farmacologica rimarrebbero rimborsabili, tutti gli altri a pagamento.

Con una determina del 31 marzo scorso, l'Agenzia italiana del farmaco ha fissato i criteri per mettere all’asta i farmaci, provvedimento che però è stato velocemente ritirato non più di 90 giorni dopo dalla stessa Aifa: "Tenendo conto delle possibili criticità avanzate ai vertici dell’Agenzia da più parti", l'Agenzia ha sottolineato la necessità "di avviare un approfondimento". Le Regioni però non ci stanno e premono perché entri in vigore il regolamento che permetta loro di avviare "l'asta per i farmaci terapeuticamente equivalenti", grazie alla quale riuscirebbero a tagliare le spese del capitolo sanitario e rimettere a posto i conti.

Aifa, comunque, vorrebbe mantenere rimborsabile almeno il 20% di ciascuna categoria farmacologica, in modo tale da lasciare un po' più di libertà prescrittiva ai medici, che sarebbero quindi portati a prescrivere ai propri pazienti la miglior terapia, scegliendo tra quelle rimborsabili, e non costretti a scegliere l'unica alternativa standard. Ma Milillo trova che la proposta dell'Agenzia sia solo "uno specchietto per le allodole, visto che dovremmo motivare per iscritto perché si richiede la somministrazione di un farmaco non acquistato dalla Regione, rischiando sanzioni e richiami".

Se davvero dovesse entrare in vigore questa nuova pratica, che cosa potrebbe succedere? Il rischio, come evidenziato da una recente ricerca condotta proprio da Aifa su un campione totale di 1000 utenti in concomitanza con il lancio della campagna di sensibilizzazione "Fakeshare" – un progetto europeo di cooperazione e intelligence per il contrasto alla vendita online di medicinali illegali o contraffatti attraverso farmacie web o rivenditori non autorizzati – è che gli assistiti che dovessero trovarsi privi della possibilità di continuare a usufruire delle proprie terapie perché improvvisamente diventate a totale pagamento, possano decidere di vagliare strade alternative, per esempio cercando di reperire su internet i vecchi farmaci a prezzi più bassi rispetto al mercato italiano. Come evidenziato dall'Agenzia Italiana del Farmaco, molti utenti non sono in grado di riconoscere le vere implicazioni che potrebbe comportare incappare in rivenditori non autorizzati, con il rischio di acquistare farmaci falsi o illegali dannosi per la salute.

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