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Le pitture rupestri dipinte dalle donne? L’ipotesi degli archeologi

Dopo aver analizzato decine di impronte nelle grotte preistoriche della Francia e della Spagna, l’archeologo Dean Snow lo conferma: furono le donne a dipingere le affascinanti scene di caccia, non gli uomini.
A cura di Federica D'Alfonso
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Le Cuevas de las Manos, in Argentina
Le Cuevas de las Manos, in Argentina

Tutti, almeno una volta, hanno indugiato affascinati davanti ad una delle numerosissime immagini preistoriche dipinte nelle grotte della Francia o dell’Argentina: scene di caccia e di vita quotidiana, segni ed impronte di ciò che l’uomo, milioni di anni fa, è stato. Ma se non fossero stati gli uomini a dipingere le pitture rupestri, bensì le donne? Alcuni studi condotti dai ricercatori statunitensi portano avanti questa tesi molto interessante.

La ricerca

Da oltre 10 anni l’archeologo Dean Snow della Pennsylvania State University lavora incessantemente per dimostrare la sua verità: sarebbero state le donne preistoriche, e non gli uomini, a dipingere le scene di caccia e a lasciare impronte ancora oggi visibili nella maggior parte delle grotte conosciute. L’idea venne a Snow consultando il lavoro del biologo John Manning, il quale aveva scoperto che nelle donne l’anulare è più corto del dito medio, a differenza degli uomini. Ci sarebbero dunque alcune variazioni nella morfologia delle mani fra uomo e donna, le quali hanno fatto ipotizzare all'archeologo che fosse possibile “identificare” l’autore o l’autrice delle pitture.

Così, grazie ad un particolare algoritmo sviluppato a partire da una serie di misurazioni che riguardano la lunghezza delle dita e quella della mano, oltre che il rapporto fra indice e mignolo, Snow è riuscito a sottoporre ben 32 calchi alla sua analisi, ottenendo un risultato interessante: 24 di queste impronte appartengono effettivamente a delle donne.

Quale posto per le donne?

Un rinoceronte dipinto sulle pareti della grotta Chauvet, in Francia
Un rinoceronte dipinto sulle pareti della grotta Chauvet, in Francia

Gli studi, pubblicati sulla rivista American Antiquity, sono stati effettuati nelle grotte di El Castillo, in Spagna, a Gargas e a Pech Merle, entrambe in Francia. Moltissime altre grotte sono state passate in rassegna dall'archeologo, ma molte delle pitture presentavano uno stato di conservazione alterato, che ha reso difficili le misurazioni. Nonostante questo, la percentuale raccolta da Snow fa pensare che l’ipotesi che la società preistorica non fosse esclusivamente maschile e che i riti e le usanze sacre fossero aperte anche alle donne, sia plausibile.

D’altra parte, in passato già un altro studioso, Dale Gurthie, aveva provato come molte impronte non appartenessero agli uomini della tribù, bensì a degli adolescenti.

L’ipotesi che i cavalli, i bisonti e le scene di caccia venissero dipinte da donne attribuisce a queste ultime un ruolo decisamente diverso all'interno della società preistorica: è stato già confermato come molto spesso le donne partecipassero alle battute di caccia, trasportando le prede nel villaggio e occupandosi della conservazione dei viveri. Una cosa è certa: guardare le impronte delle grotte preistoriche europee e sudamericane lascia ancora un profondo senso di meraviglia e curiosità, per un passato ormai molto lontano ma profondamente affascinante.

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