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Le mani della ‘ndrangheta negli appalti dei lavori Tav: 40 arresti in tutta Italia

Quaranta soggetti sospettati di essere affiliati alle cosche della ‘Ndrangheta “Raso-Gullace-Albanese” e “Parrello-Gagliostro” sono stati tratti in arresto: avrebbero, tra l’altro, partecipato all’acquisizione di sub-appalti per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria del “Terzo Valico”.
A cura di Davide Falcioni
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Le mani della criminalità organizzata sugli appalti dell'alta velocità: questa mattina sono scattate le manette nei confronti di quaranta soggetti sospettati di essere affiliati alle cosche della ‘Ndrangheta "Raso-Gullace-Albanese" e "Parrello-Gagliostro", tutti indagati a vario titolo per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società. L'inchiesta, in particolare, riguardava l'acquisizione di sub-appalti per la realizzazione dell'infrastruttura ferroviaria del "Terzo Valico". I provvedimenti di custodia cautelare in carcere sono stati eseguiti in Liguria, Calabria, Lazio, Piemonte ed in altre regioni del nord Italia.

L'inchiesta ha dimostrato che le cosche avrebbero messo le mani attraverso i loro affiliati in diverse regioni d'Italia, su alcuni sub appalti per la realizzazione delle linee ferroviarie ad alta velocità. Il lavoro investigativo ha accertato collegamenti con le famiglie di origine da parte di esponenti dell'organizzazione mafiosa che vivono in Liguria, protagonisti in settori strategici imprenditoriali come l'edilizia ed il movimento terra. Gli imprenditori legati alla malavita avrebbero acquisito sub-appalti per la realizzazione dell'infrastruttura ferroviaria del "Terzo Valico" .

Le indagini hanno fatto emergere i contatti degli affiliati con politici locali, regionali e nazionali di Reggio Calabria e con funzionari dell'Agenzia delle Entrate e della Commissione Tributaria della provincia, per condizionare il loro operato. E' stato realizzato il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di molte società riconducibili alle consorterie mafiose per un valore complessivo stimabile in circa 40 milioni di euro. Tra i politici coinvolti il senatore Antonio Caridi (Gal), per il quale la scorsa settimana la Dda di Reggio Calabria (il capo della Procura Federico Cafiero De Raho e il pm Giuseppe Lombardo) ha già avanzato richiesta d'arresto al Parlamento. Oltre a Caridi è finito nei guai il deputato di Lamezia Terme Giuseppe Galati (Ala).

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