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Le assunzioni sono ferme e la aziende non fanno niente per incentivarle

Con un tasso di disoccupazione tornato a salire a quota 12,6%, tra procedure complicate, fallimenti dei programmi e timidezza delle imprese, la situazione non è delle più rosee.
A cura di B. C.
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 L’economia italiana sta mostrando qualche segno di ripresa, ma certamente non sul lato della crescita del Pil, non su quello dell’occupazione, non su quello dei consumi e neppure su quello della domanda aggregata. Come scrive La Stampa, “seguendo gli insegnamenti di John Maynard Keynes, per sbloccare lo stallo servirebbe spesa pubblica aggiuntiva in grado di rilanciare i consumi e gli investimenti; ma lo stato dei conti pubblici e le regole che ci siamo dati a livello europeo non lo permettono. E la qualità della spesa pubblica italiana, come sappiamo, è quello che è. La conseguenza diretta è che sul versante del lavoro i dati sono (a seconda delle interpretazioni) da brutti a pessimi. E che a meno di qualche miracolo – per ora non all’orizzonte – non si può prevedere un aumento dell’occupazione in grado di alleviare questa piaga.

Assunzioni ferme

Sono i numeri a parlare. Quando giorno fa l’Italia ha aperto il semestre di presidente dell'Unione europea con l'ennesimo dato negativo. L’Istat dice che il tasso di disoccupazione a maggio è tornato a salire al 12,6%, mentre il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è stabile al 43%: in calo di 0,3 punti percentuali su aprile, ma in crescita di 4,2 punti sull'anno. Del resto, in termini assoluti, i disoccupati sono sempre di più arrivando a quota 3 milioni e 222 mila persone a maggio, 127 mila in più rispetto allo stesso mese del 2013 (+4,1%). Numeri amari che ben si sposano con la delusione per i risultati del cosiddetto “bonus giovani”. L’iniziativa doveva essere un incentivo all’assunzione dei giovani tra i 18 e i 29 anni. L’obiettivo del governo Letta era creare tra il 2013 e il 2015 circa 100mila nuovi posti con lo stanziamento nel periodo di 794 milioni. Ma i dati Inps hanno certificato quello che è sicuramente un flop: al 3 giugno il numero totale delle domande di prenotazione arrivate per l’assunzione di giovani disoccupati erano 28.606, ma tra queste 5.499 sono scadute (andavano confermate entro la settimana successiva alla prenotazione). Quindi le domande confermate si fermano a 22.124. “In altre parole, la sfiducia delle imprese è talmente elevata da spingerle a rinunciare persino ad assumere (a tempo indeterminato, però, e non al posto di pensionati) giovani con retribuzioni modeste e per un terzo pagate dai contribuenti”, si legge su La Stampa.

"Garanzia Giovani" flop

E’ di flop si può parlare anche in riferimento al programma “Garanzia Giovani”, il piano da 1,5 miliardi di euro per il biennio 2014-15, metà stanziati dall'Europa e metà dal governo per aiutare i giovani disoccupati ei 2,2 milioni di “Neet” (quelli che non studiano, non lavorano e nemmeno cercano un impiego). Il programma è partito solo il 1° maggio, ma ad oggi ha ricevuto solo 110 mila adesioni: 10.241 sono stati chiamati dai servizi per il lavoro per il primo colloquio. Da parte loro le imprese hanno messo a disposizione 2.743 occasioni di lavoro, per un totale di 4.068 posti disponibili (di cui solo 408 a tempo indeterminato). Sulla carta entro 60 giorni tutti gli iscritti avrebbero dovuto essere chiamati per un colloquio, ma 6 Regioni su 20 – Basilicata, Molise, Sardegna, Umbria, Valle d'Aosta, Marche (anche se per quest'ultima esiste una bozza) – non hanno ancora questo piano.

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