Laureati emigranti: l’Italia regala all’estero miliardi di euro ogni anno
L'Italia regala ogni anno miliardi di euro ad altri Paesi senza avere in cambio nessun beneficio. Non stiamo parlando di soldi veri e propri ma dell'incredibile sperpero di conoscenze che avviene nel nostro Paese con la cosiddetta fuga dei cervelli all'estero. Si tratta di uno spreco di risorse che spesso passa inosservato ma che in realtà costa tantissimo ai contribuenti italiani. Come racconta Repubblica, infatti, le stime approssimative indicano che dal 2008 al 2014 è emigrato all'estero un gruppo di italiani la cui istruzione nel complesso è costata allo Stato circa 23 miliardi di euro. Una cifra enorme, pari ad esempio ai costi di realizzazione di grosse infrastrutture ferroviarie come la rete ad alta velocità, ma di cui c'è poca coscienza nel Paese. Secondo i dati del rapporto dell'Ocse "Education at a Glance 2014", si stima che solo per la gestione dei luoghi d'insegnamento e gli stipendi degli insegnanti, chi si istruisce in Italia costi 6mila dollari l'anno quando frequenta una scuola materna pubblica, 8mila l'anno alle elementari, 9mila0 alle medie e alle superiori e 10mila all'università.
Un meccanismo destinato ad aumentare
Tutti soldi che potrebbero essere paragonati a investimenti nel futuro del Paese che però spessissimo finiscono per perdersi visto che ormai una buona fetta di laureati preferisce emigrare all'estero per trovare un'occupazione e impiegare così le sue conoscenze. Secondo gli stessi dati, nel solo 2013 ci sarebbe stato quindi un implicito trasferimento di investimenti dall'Italia al Regno Unito, una delle mete preferite dai nostri emigranti, pari a 1,5 miliardi di euro. Ragionando con lo stesso meccanismo alla Germania sarebbero finiti 650 milioni di euro e persino ad un Paese lontano come il Brasile sarebbero arrivati oltre cento milioni di euro. Un meccanismo destinato ad aumentare ancora visto che la quota di migranti laureati sta crescendo sempre di più, mentre scende quella di chi ha solo una licenza media.
