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La vera storia del rinvio a giudizio del sindaco M5s Alvise Maniero

Un nuovo scandalo giudiziario colpisce il M5S. Protagonista è Alvise Maniero, sindaco poco più che trentenne che dal maggio 2012 guida la giunta di Mira, paese in provincia di Venezia. Non appena eletto, nel luglio dello stesso anno, un tredicenne del posto, entrato illegalmente nella piscina comunale all’epoca chiusa per lavori di ristrutturazione, è caduto dal tetto della struttura, procurandosi gravissime lesioni cerebrali e rimanendo paralizzato. L’incidente ha portato al rinvio a giudizio per sindaco e di altri sei imputati con l’accusa di essere responsabili di “lesioni colpose gravissime”.
A cura di Charlotte Matteini
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L'ennesima tegola mediatico-giudiziaria si abbatte sul Movimento 5 Stelle. Alvise Maniero, uno dei primi sindaci, nonché il più giovane, dal maggio 2012 guida la giunta comunale di Mira, un paese che conta 40.000 abitanti in provincia di Venezia, è attualmente rinviato a giudizio per lesioni colpose gravissime, assieme ad altri 6 imputati. Pochi mesi dopo la sua elezione, la sera del 20 luglio 2012, un gruppo di adolescenti ha tentato una bravata, finita in tragedia. Spinti dalla voglia di vedere una piscina vuota, i ragazzi si sono arrampicati sul tetto della piscina di Mira, che a quel tempo era chiusa per lavori di ristrutturazione. Una volta giunto in cima, uno dei ragazzini finì per camminare sul lucernario posto sul tetto dell'edificio comunale il quale, non reggendo il peso del corpo, si ruppe.  Il tredicenne quindi precipitò nella vasca della piscina, rimediando numerose ferite, lesioni cerebrali e rimanendo paralizzato. Le indagini preliminari, durate due anni e conclusesi alla fine del 2014, videro la Procura di Venezia richiedere l'archiviazione del caso, ritenendo che la colpa dell'incidente fosse da addebitare interamente al ragazzo, che si era introdotto illegalmente in un cantiere, senza permesso.

La famiglia della vittima, però, si opposero alla richiesta della Procura e così il Gip Andrea Odoardo Comez, riformulando il capo d'accusa, decise di rinviare a giudizio il neo sindaco Maniero e altri sei imputati, giustificando la decisione con un'ordinanza di nove pagine, in cui sosteneva che la "bravata dei tre ragazzini non era un evento imprevedibile, tale da ‘cancellare' le responsabilità di chi doveva garantire la sicurezza nel cantiere". Infatti, secondo il giudice per le indagini preliminari, nel corso degli ultimi mesi era stato più volte segnalato che alcuni giovani della zona erano soliti riunirsi di fronte alla piscina, nonostante questo però non erano state prese consone misure di sicurezza per impedire l'ingresso nel cantiere ai non addetti ai lavori e ciò avrebbe quindi potuto comportare una responsabilità nell'incidente occorso al tredicenne.

Oltre al sindaco Alvise Maniero, sono stati rinviati a giudizio il gestore della piscina Marino Vanzan, il dirigente tecnico del Comune di Mira Roberto Cacco, la presidente della Commissione Vigilanza locali di pubblico spettacolo Nicoletta Simonato, e i legali rappresentanti delle ditte appaltatrici Adriano Sinigaglia e Sandro Destro e, infine, il progettista e direttore dei lavori Giancarlo Gruarin.

Il nuovo scandalo giudiziario è stato tirato fuori da alcuni esponenti del Partito Democratico che – commentando la linea doppiopesista del direttorio M5S, che nei giorni scorsi ha deciso di sospendere il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, per aver ricevuto un avviso di garanzia per abuso d'ufficio, mentre nei riguardi del sindaco di Livorno pur essendo stato rinviato a giudizio nell'ambito di un'inchiesta per bancarotta fraudolenta della municipalizzata Aamps di Livorno, il trattamento riservato è stato diverso, tanto che Nogarin ha anche ricevuto una chiamata di solidarietà da Beppe Grillo – sostengono che questo sarebbe l'ennesimo caso alla "due pesi e due misure", in quanto Maniero, rinviato a giudizio con l'accusa di essere responsabile di lesioni colpose gravissime ai danni del tredicenne e con una richiesta di risarcimento pendente pari a 12 milioni di euro, sarebbe stato mantenuto al suo posto, senza applicare alcun tipo di sanzione nei confronti del sindaco di Mira.

“Gratta gratta e scopri che nel M5S non solo la quantità di indagati sfiora lo stesso numero dei comuni amministrati, ma che soprattutto le regole non esistono. O, meglio, che il criterio utilizzato dallo ‘Staff di Beppe Grillo’ è esclusivamente quello della fedeltà al comico autonominatosi anche ‘Responsabile per le espulsioni’.  Nuova prova è il caso del sindaco del comune di Mira sulla Riviera del Brenta, Alvise Maniero, già sotto processo da quasi due anni. Per lui niente metodo Pizzarotti a Parma – espulso per un avviso di garanzia – e neanche ‘lodo’ Nogarin a Livorno, dimissioni in caso di rinvio a giudizio. Siamo alle purghe a discrezione della Casaleggio Associati, in deroga al metodo annunciato dallo sceriffo Di Maio: chi è indagato si dimette", ha commentato la vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Silvia Fregolent.

A rispondere agli attacchi è intervenuto Mauro Berti, capogruppo in consiglio del M5S di Mira. "A differenza di Pizzarotti, abbiamo subito reso pubblico quello che era successo. Abbiamo pubblicato il fatto sulla pagina del Movimento a Mira e poi lo abbiamo anche comunicato allo staff di Beppe Grillo. Invito il Pd a guardare in casa propria e ai propri indagati che non sono inquisiti per atti dovuti, ma per sospette connivenze e complicità in tanti casi, con il malaffare", ha dichiarato Berti.

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