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La vera rivoluzione russa (della danza) fu ad opera di Sergej Diaghilev

Oggi ricordiamo il centoquarantacinquesimo anniversario della nascita di Sergej Diaghilev, l’impresario che volle nei suoi “Ballets Russes” i vari Picasso, Pavlova, Stravinskij, De Chirico, Nijinskij, Matisse, Prokofiev e tanti altri.
A cura di Massimiliano Craus
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Sergej Diaghilev
Sergej Diaghilev

La storia della danza del Novecento ha segnato una rivoluzione artistica e culturale pari a quella scritta nel Settecento illuminista da Jean Georges Noverre. E se al riformatore parigino è stata associata dall'Unesco la Giornata Mondiale della Danza del 29 aprile di ogni anno, ovvero nel giorno del suo compleanno, alla rivoluzione novecentesca non si può che associare il nome di Sergej Diaghilev, di cui oggi ricordiamo il centoquarantacinquesimo anniversario della sua nascita nella cittadina russa di Cudovskij. La storia della danza annovera dunque l'impresario russo tra i grandi del Novecento, soprattutto per la ventennale stagione dei "Ballets Russes" amministrata e diretta dall'istrionico curatore e critico d'arte. Ci riferiamo agli anni che vanno dal 1909 al 1929, ovvero i quattro lustri più prolifici ed intensi del repertorio dichiaratamente ostile ai ballettoni romantici di fine Ottocento.

Il primo balletto che segnò la svolta dell'epoca fu la "Chopiniana" di Michail Fokine del 1907, trasposta due anni più tardi ne "Les Sylphides" che l'impresario russo gli commissionò per lanciare la compagine dei "Ballets Russes", in un ultimo omaggio all'epoca romantica proprio nel titolo "La Silphide" che fu di Filippo Taglioni nel lontano 1832. Non deve sorprendere la scelta di avviare una rivoluzione con un omaggio al passato che si combatte in quanto, pur non condividendone più stili e contenuti, si riconosceva la qualità impressa al repertorio del secolo precedente. Ma per Sergeij Diaghilev erano maturi i tempi del cambio di registro, assaltando il canovaccio con titoli di un solo atto, musiche strumentali e scene minimal con libretti assai più variegati ed audaci del recente passato. Basi pensare a sagre, fauni, burattini, palline da tennis, muse, soldati, schiavi, spettri, rose, sortilegi e similari, tutti protagonisti di un turbinio di titoli che hanno rappresentato la storia russa in tutto l'Occidente. Proprio com'era nei piani del guru dell'arte.

"Les Sylphides" - Scuola di Ballo del Teatro Alla Scala, Rudy Amisano ©
"Les Sylphides" – Scuola di Ballo del Teatro Alla Scala, Rudy Amisano ©

Entrando nel merito coreografico, i "Ballets Russes" di Sergej Diaghilev hanno apportato una serie di innovazioni incredibili per il pubblico del tempo, soprattutto per le scelte musicali ed i contenuti proposti. Abbandonati gli sfarzi romantici, Sergej Diaghilev puntò diritto al cuore della Russia da esportare e vendere ai migliori offerenti, circondandosi dei maggiori talenti della coreografia, della musica, delle scenografie e dei costumi. Da qui sorse l'arte per l'arte coreutica, con titoli che intercettavano ancora poco il gusto del pubblico ma ne anticipavano concettualmente il futuro radioso dei decenni successivi. Il merito di Sergej Diaghilev sta proprio nell'aver scritto le pagine della danza più importanti del Novecento, seppur in largo anticipo sulla comprensione di testi e spartiti proposti con l'audacia di un innovatore di razza.

I ballerini Anna Pavlova, Michail Fokine, Tamara Karsavina, Vaslav Nijinsky, Léonide Massine, Ida Rubinstein, Alicia Markova, George Balanchine e Serge Lifar; i pittori Leon Bakst, Alexandre Benois, Pablo Picasso, André Derain, Henri Matisse e Giorgio De Chirico con i compositori Claude Debussy, Francis Poulenc, Sergej Prokofiev, Maurice Ravel, Erik Satie, Ottorino Respighi, Richard Strauss ed Igor Stravinskij: ecco il gotha dell'arte scelto con l'oculatezza di un impresario vincente di un progetto lungimirante. Da lì la danza ha assunto una rilevanza davvero mondiale con i titoli salienti del nuovo repertorio quali "L'uccello di fuoco", "Petrushka", "Le Spectre de la rose", "Il pomeriggio di un fauno", "Le sacre du printemps", "Parade", "Apollon Musagete" e tanti altri ancora che ancora oggi sono considerati i pezzi più pregiati della produzione del secolo scorso. Un merito inequivocabile di Sergej Diaghilev, morto e sepolto a Venezia il 19 agosto del 1929. L'intero mondo dell'arte ha pianto la scomparsa dell'impresario capace di far convolare a nozze arti ed artisti spesso assai differenti tra loro per cui oggi ne celebriamo il centoquarantacinquesimo compleanno.

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