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Dietrofront della Turchia sulla censura di Facebook, Twitter e YouTube

L’obiettivo, secondo i media turchi, è limitare la diffusione dell’immagine di Mehmet Selim Kiraz, il pm preso in ostaggio da una formazione marxista-leninista e ucciso durante il blitz delle teste di cuoio.
A cura di Redazione
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UPDATE 22.58 – Dietrofront della Turchia sul blocco a Twitter e YouTube. La decisione presa dal governo turco presa dopo la pubblicazione delle foto del pm, Mehmet Selim Kiraz, preso in ostaggio martedì scorso è stata ritirata in seguito alla decisione di Twitter di ritirare, a sua volta, le foto del magistrato. Anche Facebook era stato riaperto poche ore prima, solo YouTube rimaneva inaccessibile.

La Turchia limita di nuovo l'accesso ai social network. La battaglia della repubblica presieduta da Erdogan contro le piattaforme di informazione social era cominciata nel 2013, quando le proteste del Gezi Park subirono una dura repressione. Fu allora che il Web divenne una minaccia, dato che gli attivisti anti-governativi usarono la Rete per documentare le violenze della polizia ed informare in tempo reale sui loro spostamenti. Il governo, che allora era presieduto da Erdogan (oggi Presidente della repubblica), ordinò la sospensione momentanea di Twitter e Youtube durante la successiva campagna elettorale del marzo 2014: l'obiettivo era limitare l'accesso ai file audio che documentavano la presunta corruzione dei membri del governo.

La misura adottata ora dall'esecutivo sarebbe simile, per estensione e contenuti, a quella del marzo 2014. A darne notizia è il Hurriyet online, che collega la censura di Facebook, Twitter e Youtube al blitz che ha portato alla morte del pm Mehmet Selim Kiraz. Sui tre social network, infatti, stavano girando le foto del magistrato, che era stato preso in ostaggio martedì 31 marzo 2015 da due brigatisti del Dhkp-C. La formazione marxista-leninista – con l'aiuto, sembra, di un latitante arrestato a Mestre – aveva assaltato il palazzo di Giustizia a Caglayan con l'intento di rapire il magistrato, che era stato procuratore durante le indagini che dovevano appurare le responsabilità della morte di Berkin Elvam, 15enne ferito durante gli scontri del Gezi Park e morto dopo 9 mesi di coma. Il Dhkp-C si era detto disposto a liberare Kiraz solo se la polizia avesse ammesso la sua responsabilità nell'uccisione del quindicenne. La risposta dell'esecutivo è stata un blitz delle teste di cuoio, durante il quale sono morti i due brigatisti e, in ospedale, il magistrato. Secondo quanto comunicato da Twitter, la Turchia è il paese che nella seconda metà del 2014 ha presentato un numero di richieste di rimozione contenuti cinque volte maggiore rispetto a quello di qualsiasi altro paese.

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