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"La tomba del Piccolo Principe", l'ultima scoperta degli archeologi italiani in Iraq

Gli archeologi dell’Università di Roma sono stati i primi a far partire una campagna di scavo nei territori martoriati dell’Iraq; il loro lavoro sta riportando in luce i resti di un importante insediamento risalente al III millennio a. C. e, l’ultimo ritrovamento, è la sepoltura di un giovane nobile.
A cura di Nadia Vitali
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Gli archeologi dell Università di Roma sono stati i primi a far partire una campagna di scavo nei territori martoriati dell'Iraq  il loro lavoro sta riportando in luce i resti di un importante insediamento risalente al III millennio a. C. e, l ultimo ritrovamento, è la sepoltura di un giovane nobile.

Un corredo ricchissimo ad accompagnare nell'aldilà il corpo e l'anima di una persona di giovane età: non poteva che chiamarsi la «tomba del Piccolo Principe» l'ultimo recente ritrovamento effettuato dagli archeologi dell'Università di Roma Sapienza, guidati e coordinati dall'assirologo Franco D'Agostino che ha scelto per questo sepolcro un nome perfettamente eloquente. Assieme a quel fanciullo, di cui ora si cercherà di scoprire quanto più possibile, alcuni preziosi reperti dall'elevato valore archeologico, quali tre vasi in bronzo di cui uno a forma di barca, perle di cornalina, accessori per la toeletta: elementi che potrebbero rivelarsi estremamente utili per far luce su quelli che furono gli usi funerari in area mesopotamica nel III millennio a. C., individuato come periodo di appartenenza della tomba.

Primi centri urbani nella Mesopotamia – Ultima in ordine di tempo, e di importanza, di una massiccia serie di ritrovamenti in tutta la vasta area di Abu Tbeirah, poco distante da Nassiryah, dove nel 2010 gli archeologi italiani hanno dato inizio ad una campagna di scavo il cui obiettivo è anche quello di assicurare al martoriato paese dell'Iraq qualcosa su cui porre le basi di un futuro migliore, ovvero la rivalutazione di un patrimonio storico ed artistico di pregio infinito, che affonda le radici nelle più antichi origini dell'umanità e che, purtroppo, gli anni drammatici della guerra hanno fatto del tutto dimenticare. Un vero e proprio mosaico di sepolture in grado di fornire un affresco verosimile di quella che fu la situazione storica dell'area, distante appena venti chilometri dalla città di Ur, nota per essere uno dei primi centri abitati della storia della Mesopotamia e in cui molti siti di inumazione sono stati scoperti nel tempo, in quello che viene denominato il Cimitero Reale. Le tombe di Abu Tbeirah corrispondono per molti aspetti a quelle rinvenute nelle altre aree dell'antico Impero, incluse quelle di Nippur, città sede di un importante culto religioso sumerico posta a circa 200 chilometri verso nord. A nord est dalla tomba del Piccolo Principe, un muro imponente in mattoni crudi, unito all'osservazione di alcune foto satellitari, fa supporre agli studiosi che si abbia a che fare con un ambiente molto esteso, probabilmente un edificio che venne costruito all'alba della civiltà sumera. Il lavoro degli archeologi italiani sarà non solo indispensabile per comprendere quali erano le tradizioni in materia di sepoltura presso i primi abitanti della terra irachena, ma anche per permettere di delineare con sempre maggior chiarezza quale poteva essere lo scenario dei primi poli urbani che sorgevano in quel paese che, un tempo, fu sinonimo di magnificenza e lusso ed oggi giace sotto i colpi della barbarie, della violenza, del petrolio, fonte di ricchezza e sciagure.

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