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La svizzera dice basta ai tesori dei dittatori nelle proprie banche

Una nuova legge ora in discussione in Parlamento dà maggiori poteri alle autorità governative nel congelare e confiscare i conti di dittatori e soprattutto nella restituzione delle somme agli Stati di origine.
A cura di Antonio Palma
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Per decenni le banche svizzere sono state il luogo preferito dai dittatori per depositare i loro tesori nella gran parte dei caso sottratti illecitamente al loro Paese impoverendo la popolazione locale. Soldi sempre ben accolti dagli istituti bancari elvetici senza fare troppe domande sulla loro provenienza. Ora però la Svizzera sembra intenzionata a fare marcia indietro visto che, come racconta il Corriere della Sera, un recente disegno di legge ora in discussione alla Camera Alta del parlamento di Berna rivede drasticamente la normativa in merito dando maggiori poteri alle autorità governative nel congelare e confiscare i conti di criminali e dittatori e soprattutto nella restituzione del bottino dei dittatori agli Stati di origine. Questo punto in particolare appare una vera e propria volta perché spesso i Paesi, dopo la caduta dei dittatori, avevano richiesto il blocco delle somme e la restituzione ma molto raramente sono stati accontentati e il denaro rimaneva nelle disponibilità degli eredi più diretti.

Con la nuova legge invece sarà più facile congelare e sequestrare preventivamente i patrimoni sospetti perché l’onere della prova spetterà ora ai titolari dei conti e non più alle autorità elvetiche. una novità non di poco conto per il Paese che sembra aver svoltato definitivamente on materia bancaria. Secondo recenti calcoli del ministero della giustizia elvetico nella banche svizzere ancora oggi rimangono circa 5 miliardi di franchi svizzeri appartenenti a “personaggi politicamente esposti” che potrebbero ora finire nel mirino delle agenzie governative.

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