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La storia di Paula, torturata e bruciata viva a 19 anni perché non voleva prostituirsi

Paula Burci aveva 19 anni quando fu massacrata e bruciata da una donna rumena e dal suo convivente. I due l’avevano costretta a prostituirsi e quando la ragazza era fuggita per sottrarsi a quella vita l’avevano raggiunta nella campagne di Rovigo e uccisa. Paula si era innamorata di un giovane cliente. Per i suoi aguzzini oggi è stato chiesto l’ergastolo.
A cura di Angela Marino
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Paula Burci aveva 19 anni. Di lei si sa solo che aveva lasciato la Romania per venire in Italia a lavorare e aiutare la propria famiglia. Voleva diventare parrucchiera, ma non aveva risorse e così si era affidata all'aiuto di una connazionale che l'aveva condotta a Ferrara, dove aveva i suoi ‘affari'. Quella stessa donna, l'unica amica di Paula, l'aveva poi costretta a prostituirsi, ma quella ragazza dagli occhi grandi e vellutati si era quasi subito ribellata ed era fuggita. La schiavitù sessuale, però, è un mondo dal quale non si esce così facilmente e alla fine Pistroescu e il suo compagno la trovano, la torturano e la bruciano viva. I resti carbonizzati di Paula vengono scoperti il 21 marzo 2008, sulla golena del Po, a Zocca di Ro. Della 19enne era rimasta solo un'unghia.

Il viaggio nella terra natia

Questa storia inizia e finisce in Italia, dove Paula e nata e da dove è stata sradicata per poi crescere con la famiglia a Segarcea, cittadina di 8mila anime a poco più di un'ora da Craiova, in Romania. Paula voleva tornare nel Paese dove era nata e dove era certa che avrebbe avuto la sua occasione di trovare un lavoro e mettere basi solide per il suo futuro. Così, nel 2008 prende la strada che l'avrebbe portata a Ferrara. L'accompagna un conoscente, anche se Paula aveva detto ai genitori che si trattava di suo cugino.

La tragica storia d'amore con un giovane cliente

La sorella di quell'uomo si chiama Gianina Pistroescu, vive in Italia già da un po' e sembra volersi prendere cura di Paula. La porta al coiffeur per la prima volta in tutta la sua vita. La ragazza è estasiata. Poi, tra lusinghe e ricatti, l'avvia sulla strada della prostituzione, assegnandole la zona vicino alla facoltà di Ingegneria dell'Università di Ferrara. La delicata bellezza della 19enne la rende subito una delle ragazze più richieste della Pistroescu. A un certo punto la donna decide di ‘cedere' la ragazza a un gruppo di albanesi con i quali ha un debito. Il ‘regalo', nelle intenzioni della maîtresse, dovrebbe riscattarla dal pagamento di quanto dovuto. Questo, però, non è l'unico motivo per cui vuole liberarsi di Paula: la ragazza era diventata recalcitrante da quando si era innamorata di un giovane cliente di Ferrara con il quale – Gianina lo sapevano bene – si sentiva quasi quotidianamente al telefono. Lo chiamò anche la sera di San Valentino, pochi giorni prima della sua morte. Lui non rispose.

Il massacro

A quel punto Paula fuggì per andare a Villadose. I suoi aguzzini la trovarono e la raggiunsero per punirla. La picchiano selvaggiamente a mani nude, le infilano un forchettone nel torace, le fracassano i denti con un martello e poi la caricano agonizzante in auto per abbandonarla in un luogo isolato. Arrivati sul posto la danno alle fiamme ancora viva.  Dopo aver compiuto lo scempio Gianina Pistroescu orina vicino al cadavere. Quando il corpo viene trovato è quell'unico frammento di unghia, scampato allo scempio grazie allo smalto, a permettere di identificare la giovane. Il 3 marzo 2011, tre anni dopo l'omicidio, Sergio Benazzo, 38 anni, idraulico di Villadose di Rovigo e la sua convivente, Gianina Pistroescu, 40 anni, già in carcere dal 7 marzo 2008 su mandato estradizionale della Romania per sfruttamento della prostituzione, vengono incriminati per omicidio al termine di una complessa indagine della Procura di Ferrara.

Il (doppio) processo: ergastolo per gli aguzzini di Paula

Il processo a Ferrara celebrato presso il Tribunale di Ferrara si conclude con la condanna all’ergastolo in primo grado per Benazzo e Pistroescu. Nel luglio 2014 la Cassazione annulla il verdetto di Ferrara. L’annullamento venne disposto perché il delitto sarebbe avvenuto in Polesine e in provincia di Ferrara, dove il corpo della vittima fu trovato. Il nuovo dibattimento al tribunale di Rovigo, competente territorialmente, ha visto nuovamente la richiesta di condanna all'ergastolo per i due complici. I due agirono in concorso con altre persone che attualmente restano ignote. Paula non è stata sepolta a Segarcea, dove i parenti possono piangerla. La sua famiglia, infatti, non era in grado di sostenere le spese del trasporto. A far benedire il suo corpo fu il dirigente della questura, Pietro Scroccarello. I resti di Paula sono stati sepolti in una fossa comune, nel cimitero di Mizzana, a Ferrara. Non c’è una lapide con il suo nome, ma solo un numero di serie.

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