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La storia di Marco Mariolini, il “cacciatore di anoressiche” che massacrò la fidanzata

Marco Mariolini, antiquario di Brescia, si definisce un “anoressofilo” per la sua malsana attrazione per le donne scheletriche. Ha costretto tutte le sue donne a dimagrire, affamandole e torturandole fino a uccidere l’ultima compagna Monica Calò, ammazzata con 22 coltellate in pieno giorno, davanti al Lago Maggiore, perché si era rifiutata di tornare con lui. Si era autodenunciato come potenziale serial killer nel libro “Il cacciatore di anoressiche”, pubblicato un anno prima dell’omicidio.
A cura di Angela Marino
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Marco Mariolini
Marco Mariolini nell'intervista con Franca Leosini. Nel video sfoggia il volto coperto solo a metà dalla barba
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Aveva deciso di affamarla, di ridurla a uno scheletro con le ossa in evidenza sotto la pelle diafana. Poco più di 30 chili era il peso ideale da raggiungere senza lassativi, diuretici, trucchi, solo con una “sana” dieta, consistente perlopiù in un digiuno continuo, spezzato ogni tanto da una tazza di tè o da un leggerissimo spuntino. Monica Calò, 29 anni, studentessa di Domodossola, aveva accettato di assecondare l’ossessione di Marco Mariolini, antiquario di Pisogne, dieci anni più vecchio di lei, e si era arresa a diventare come lui la voleva. Era calata di 15 chili. La sua storia, però, non finisce come quelle di ogni ragazza anoressica, perché Monica non era malata, era solo prigioniera di una relazione sbagliata. La sua storia finisce con 22 coltellate, di cui una dritta al cuore.

Il "Cacciatore di anoressiche": il delitto annunciato in un libro

La perversione è un buco nero della psichiatria. Lo scrive Marco in un memoriale che vuole essere un esibizionistico saggio dei crimini e delle brutture a cui lo conduce la sua, di perversione: quella per le donne magrissime. La sua parafilia gli aveva sempre impedito di desiderare sessualmente donne che non fossero ossute, non importava che avessero 18 o 80 anni, dovevano essere scheletriche. Al tempo della scrittura, nel 1997, Mario si è separato da Monica – che nel libro chiama Barbara – da qualche tempo. O meglio, lei lo ha lasciato dopo un episodio terribile: lo ha colpito alla testa con un martello. La ragazza lo aveva aggredito nel sonno al termine di un’allucinante serata. Al ristorante, dove di tanto in tanto lui la portava costringendola a guardarlo mentre mangiava, lei aveva “osato” ordinare un piatto di gnocchi. La cena si era trasformata in una tragedia, la ragazza era corsa in cucina con il piatto tra le mani trangugiando il cibo come se fosse acqua, estenuata da mesi di digiuno. Era volato un ceffone e il suo fidanzato aguzzino l’aveva riportata prima al tavolo, dove i due avevano continuato la “cena” senza che altri intervenissero, e poi a casa. Nel locale Monica aveva taciuto, incassando lo schiaffo, ma giunti nel loro appartamento, dopo l’ennesima umiliazione inferta dal compagno, che questa volta l’aveva costretta a rimanere nuda, al freddo, accanto al letto, non ce l’aveva fatta più: aveva preso un martello e aveva colpito il fidanzato. Marco se l’era cavata con un trauma cranico e una degenza di qualche giorno, mentre Monica, autodenunciatasi per tentato omicidio, era finita agli arresti domiciliari a Domodossola.

L'ossessione per le donne scheletriche

Ormai solo e disperato per aver perso l’unica donna che era riuscito a modellare, Marco decide di fare coming out e rivelare al mondo la sua perversione e la sua condotta, in alcuni casi, criminale, con un libro. Mentre Monica è lontana, ormai ridotto sul lastrico da una vita dispendiosa, l’antiquario scrive il “Il cacciatore di anoressiche”, tracciando l’apologia di una vita passata a rincorrere donne scheletriche. Si definisce “anoressofilo”, attribuendo alla perversione di possedere donne magrissime un gusto estetico, quasi ideale. “Scommetto che starete già pensando ‘questo qui dev’esser proprio matto!' – scrive nelle prime righe del volume – Probabilmente molti di voi lo penseranno anche alla fine, ma per capire sino a che punto, dovrete comunque leggere il libro”. Eppure, insano di mente, Marco non lo è e non lo sarà considerato neanche dopo. La prima vittima è sua moglie Lucia. Ne descrive la storia con una certa verve stilistica. Come una sorta di Italo Svevo, in una "Coscienza di Zeno" del male, Marco racconta del matrimonio con una donna che non amava, ma che dopo le nozze gli diviene cara, tanto che, dopo la nascita dei due figli, decide di “risparmiarla”, lasciandola e cercando una nuova compagna. Anche Lucia era stata sottoposta al regime di denutrizione, anche lei era stata offesa, maltrattata, e addirittura, in un caso, minacciata di dare il via a una strage di anoressiche se non avesse perso i chili che la separavano dal peso ideale: 33 chilogrammi.

Le inserzioni sui giornali

Dopo la separazione da Lucia, Marco – che durante gli anni del matrimonio aveva avuto numerose amanti, tutte rigorosamente pelle e ossa – si mette in cerca di una nuova compagna pubblicando inserzioni sui giornali. Cerca una ragazza magrissima, ma non la vuole anoressica, no, perché le donne anoressiche sono “ingovernabili”: rifiutano il sesso, sono instabili, dispotiche, fragili. Meglio una donna magra, da portare al peso voluto con un’opera di persuasione, controllo, coercizione. Marco è pronto a fare qualsiasi cosa, una volta trovata una donna da manipolare, per trattenerla a sé. Agli annunci risponde Monica, studentessa di logopedia dalle origini siciliane. La richiesta di requisiti fisici così specifici non la spaventa, anzi, la rende curiosa. È allegra, solare, un po’ insicura, per Marco diventa da subito la compagna perfetta da plasmare. Monica sviluppa un grande attaccamento per il 39enne, come lui stesso racconta nel libro, tanto che arriva a prestargli decine di milioni di lire perché lui possa risanare i suoi debiti.

L'autodenuncia: "Sono un mostro, fermatemi"

Monica è riluttante all’idea di andare a vivere con il 39enne, ma lui la convince, anzi, la trascina. E da quel momento comincia la sua opera di lenta denutrizione, con quotidiane torture, tra cui colpirla con dei pugni sullo stomaco, per indurla a vomitare il poco cibo ingerito. Monica si spegne, diventa ogni giorno più triste e afflitta. Marco l’ha costretta a tagliare i ponti con la famiglia, l’ha isolata da tutti i suoi affetti. Alla fine però la ragazza si ribella fino all’episodio dell’aggressione a martellate. Il racconto di Marco si ferma alla loro separazione forzata: la 29enne finisce agli arresti domiciliari, ma nel frattempo prende coscienza delle sevizie subite e sporge querela contro l’ex. Lui, intanto conclude il libro, dedicandolo “con odio e con amore" a "Barbara". La casa editrice "Edicom" gli organizza una conferenza stampa che fa scalpore. Attirati dalla risonanza dell'evento si presentano all’incontro anche due carabinieri, che, dopo la presentazione, avranno cura di consegnare un’informativa alla Procura. Tutti i crimini svelati nel testo, però, sono prescritti o richiedono querela dalla parte offesa. Non si può procedere, eppure l'antiquario parla di sé come di un potenziale serial killer, chiede di essere fermato, invoca l’aiuto della psichiatria (cui negli anni si era sempre affidato) della Legge, della società. L’episodio ha una vasta eco, anche se viene bollato da alcuni giornali come una trovata pubblicitaria per vendere più copie. È il 1997.

L'omicidio di Monica Calò

Anche se il libro è diventato un caso, nessun provvedimento viene preso contro il 39enne di Pisogne che, nel frattempo, continua a scrivere lunghe e struggenti lettere a Monica, supplicandola di riconciliarsi con lui. Lei non si fida, registra tutte le telefonate, informa le forze dell’ordine. Poi un giorno, un anno dopo l'uscita del libro, Monica accetta di incontrare Marco. Vuole persuaderlo a rifarsi una vita. Vuole negoziare. Prende le sue precauzioni, concorda l’incontro all'aperto di fronte al lago Maggiore, in pieno giorno e in mezzo alla gente. Marco vuole vederla e tentare per l’ennesima volta di convincerla a tornare con lui. Solo che in auto, nel bagagliaio, ha delle catene e degli arnesi pesanti. Monica è comprensiva, calma, ma all’idea di tornare insieme oppone un rifiuto deciso e, quando Marco cerca di trattenerla, tenta di scappare. A quel punto l'antiquario viene colto dalla lucida certezza che è tutto inutile: non l’avrà mai più. Estrae un coltello e comincia a colpirla. Una, due, dieci, ventidue volte. Quando i presenti si accorgono di quello che sta accadendo e chiamano i soccorsi è troppo tardi. Le forze dell’ordine arrivano sul posto dopo pochi minuti e si lanciano all’inseguimento dell'uomo, che, intanto, ha tentato un’improbabile fuga a nuoto nel lago.

Marco Mariolini oggi

L'assassinio premeditato della compagna gli costerà 30 anni di reclusione, senza attenuanti. Il suo viene ricordato come un caso senza precedenti nella storia della cronaca nera italiana, l'unico in cui l'assassino denunciò la propria perversa tendenza all'omicidio. Oggi Marco sconta la pena nel carcere di Bergamo. Non si è mai pentito. Non è dato sapere se un efficace intervento psichiatrico o giuridico avrebbe salvato Monica.

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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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