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La Rivoluzione senza numeri: l’impresa impossibile di Rosario Crocetta

Il Partito Democratico e l’Unione di Centro brindano alla vittoria di Crocetta: ma un Governatore senza maggioranza può davvero attuare quella rivoluzione politico – culturale di cui la Sicilia ha un disperato bisogno?
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Crocetta-Sicilia

Non ci sono dubbi: quella di Rosario Crocetta alle elezioni regionali in Sicilia è una vittoria storica ed un motivo di orgoglio per il Partito Democratico e l'Unione di Centro. Nella terra del 61 a 0, amministrata da decenni da Giunte di centro / centrodestra, la vittoria dell'ex Sindaco comunista di Gela, nonché personaggio – simbolo della battaglia antimafia, non può che essere motivo di soddisfazione e di speranza. Ma, a ben guardare, le buone notizie finiscono qui. Dal voto infatti la Sicilia esce, se possibile, con più dubbi di prima, con il rischio dell'ennesima legislatura "tradizionale" tra inciuci, compromessi al ribasso e manovre di palazzo. All'Assemblea Regionale siciliana Crocetta potrà contare sui quattordici eletti del Partito Democratico, sugli undici dell'Unione di Centro, sui cinque della lista Crocetta Presidente e sugli otto eletti del listino: un totale di 38 (+1) rappresentanti, con la maggioranza che resta lontana a quota 46.

Ora, tralasciando i commenti sulla legge elettorale (del resto, è comunque discutibile l'idea di poter avere la maggioranza assoluta con poco meno del 30% dei consensi), resta da capire in che modo Crocetta riuscirà a governare. Per ora il Governatore ha annunciato di non voler fare accordi, bensì cercare il confronto sui singoli temi, respingendo ogni ipotesi di una convergenza organica con le liste che hanno sostenuto Micciché. E' chiaro però che, con Idv, Sel e Fds fuori dall'Ars, l'azione di Governo non può reggersi su maggioranze "casuali". A maggior ragione quella di un Governatore che si propone di fare la rivoluzione, di cambiare radicalmente registro, di ricostruire il rapporto fra eletti e cittadini, fra politica ed istituzioni. Un'impresa titanica anche con le mani libere, figurarsi con l'assillo dei numeri e con la necessaria salvaguardia degli equilibri.

Una situazione delicata, che si inserisce nel quadro della vera emergenza democratica: la partecipazione al voto di meno della metà degli aventi diritto. Che è testimonianza evidente di disillusione, sfiducia ed indifferenza al teatrino della politica, oltre che di uno scollamento evidente fra partiti e territorio. Ma c'è di più, perché sono sempre di più gli italiani convinti che la politica non riesca più ad incidere sulle loro vite quotidiane: paradossalmente né in positivo né in negativo. Un bacino enorme su cui non fa presa nemmeno né la furia escatologica a 5 Stelle né la propaganda populista e demagogica cui tutti i candidati, nessuno escluso, hanno fatto ricorso durante la campagna elettorale. Tornare a parlare con loro e di loro è la nuova "frontiera", la vera sfida di questo tempo.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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