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La Marina Militare mette in vendita le proprie navi usate

Sessanta navi, tra cacciatorpediniere, fregate e sommergibili saranno messe in vendita nel porto di La Spezia a partire dal 24 maggio. Dall’operazione, che in gergo tecnico prende il nome di “refitting”, la Marina Militare potrebbe trarre un guadagno considerevole, dovesse riuscire a vendere un congruo numero di mezzi. Ma chi sono i potenziali acquirenti?
A cura di Charlotte Matteini
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navi da guerra

Dal prossimo 24 maggio, al porto di La Spezia verranno messe in vendita sessanta navi della Marina Militare, il più grande progetto di dismissione di navi da guerra usate nella storia della Repubblica italiana. Le navi verranno messe in vendita perché hanno ormai superato il limite della vita operativa utile, ovvero vent'anni.

Questo tipo di operazione in gergo tecnico si chiama "refitting" e costituisce una vantaggiosa alternativa  rispetto alla demolizione dei mezzi navali, poiché la vendita di imbarcazioni usate presuppone anche dei lavori di restauro e questo crea un indotto, ovvero ulteriore lavoro per la cantieristica nazionale.

I mezzi dovranno essere alienati entro il 2025, ma vendere sessanta tra sommergibili e fregate non è un'operazione semplice. Tra le navi in vendita, figurano anche molti mezzi storici: il sommergibile Sauro, quattro corvette Classe Minerva, la fregata Maestrale, che ha partecipato all'operazione enduring freedom nel Golfo Persico nel 2002 e ha combattuto contro i pirati nei mari della Somalia.

Il business potrebbe interessare le marine estere più piccole che, a prezzi ragionevoli, sarebbero in grado di acquistare navi progettate e costruite in Italia, la cui cantieristica navale è sempre stata riconosciuta nel mondo per la propria affidabilità ed eccellenza tecnologica. "In un momento di crisi le Marine Estere potrebbero preferire un ‘usato sicuro e performante a navi nuove più costose. Non tutte le Marine sono in grado di gestire e ottenere il massimo rendimento da unità caratterizzate dai più contenuti tecnologici e preferiscono orientarsi verso soluzione più datate, ma ancora efficaci", spiega Cristiano Nervi,  capitano di vascello e capo ufficio permute e alienazioni del Comando Logistico di Napoli.

Secondo Nervi, ci sarebbero ricadute economiche considerevoli nel caso in cui la Marina riuscisse a dismettere un congruo numero di mezzi navali: "La vendita di una nave ad una Marina Estera comporta un ritorno economico diretto per le casse dell'Erario e più in generale per il sistema Paese, poiché ne beneficia anche l'Industria nazionale che viene coinvolta nel retrofit delle unità stesse e nel successivo supporto tecnico-logistico".

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