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La mamma del bambino down abbandonato: “Ecco perché l’ho fatto”

“Non volevo farlo, ma per lui è meglio vivere lontano da un paese come l’Armenia”. Ruzan Badalyan ha spiegato le ragioni che l’hanno portata a lasciare il figlioletto in orfanotrofio. Il marito, però, si è opposto e ha scelto di tenerlo.
A cura di Biagio Chiariello
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"Avevo solo due possibilità: prendermi cura di mio figlio in Armenia oppure abbandonare il mio istinto materno e dare la possibilità al bambino di vivere una vita decente in Nuova Zelanda. Ho scelto la seconda". A parlare è Ruzan Badalyan, la donna che aveva deciso di abbandonare il figlioletto, Leo, nato con la sindrome di Down in orfanatrofio e che, quando il marito, Samuel Forrest, aveva invece voluto tenerlo con sé, lo aveva cacciata di casa. Una storia che ha fatto il giro del mondo. E i commenti nei confronti di quella mamma non sono stati tenerissimi. In particolare, a far discutere è stata proprio la scelta che il marito ha fatto tra lei e il bimbo. "Come mamma che è costretta ad affrontare una dura situazione, che è pressata da ogni parte, che non trova il supporto nel marito e che sa di non poter offrire nessuna possibilità di una vita sana per il figlio in Armenia, non avevo scelta". La Sindrome di Down in Armenia è considerato una vergogna per l’intera famiglia. Da qui la decisione di lasciarlo in orfanotrofio. Il marito, però, si è opposto: ha scelto di tenerlo, rompendo così il suo matrimonio con la donna e "lasciandola – a detta di lei – da sola nel momento più difficile della sua vita".

"In Armenia non ci sono abbastanza strutture che possano aiutare i bambini con questo tipo di disabilità, non ci sono supporti da parte del governo, la situazione economica del paese è difficile e c'è la possibilità continua che si possa da un momento all'altro rientrare in guerra con il nostro vicino, l'Azerbaijan. Il mio esiguo salario (di 180 dollari) è integrato in parte dall'aiuto di mia sorella, vivo con mia madre e non ho altre entrate, visto che mio marito non lavora. Per tutto questo non avrei potuto prendermi cura di un figlio disabile".

Nel frattempo il padre di padre di Leo lanciato la campagna online "Bring Leo Home" su GoFundMe per raccogliere fondi per permettergli di raggiungere la Nuova Zelanda, insieme al bambino. Finora sono stati raccolti più di 470mila dollari. Samuel ora si è detto disposto a perdonare la moglie, poiché capisce la pressione sociale a cui in Armenia si è sottoposti dopo la nascita di un bambino con quella particolare disabilità. “Io la amo e voglio superare tutto questo per Leo. -ha dichiarato il papà del piccolo- Voglio che lui sappia che aveva una mamma meravigliosa. Spero che in futuro ci possa essere una riunione. La porta è ancora aperta. Perché questo accada lei deve accettare completamente Leo e assumersi le sue responsabilità di madre”.

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