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La mafia voleva colpire il ministro Alfano: “Lo uccideremo come Kennedy”

Operazione antimafia dei carabinieri stamane in una vasta area compresa tra Corleone, Chiusa Sclafani e Contessa Entellina. Sei persone arrestate, erano gli eredi di Riina e Provenzano. Nei loro dialoghi emerge la volontà di farla pagare al ministro dell’Interno “colpevole” di avere inasprito il carcere duro.
A cura di Biagio Chiariello
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I boss di Cosa Nostra vicini allo storico capomafia Totò Riina avrebbero progettato l'omicidio del ministro dell'Interno Angelino Alfano, ‘colpevole' di avere inasprito il regime di carcere duro al 41 bis. E’ l’inquietante circostanza emersa dall'operazione antimafia dei Carabinieri di Palermo, che all'alba di oggi ha portato all'arresto di sei persone, ritenute i nuovi boss di Corleone. Nei mesi scorsi, sono stati intercettati mentre sostenevano di volere per il capo del Viminale “la stessa fine di Kennedy” il presidente degli Stati Uniti ucciso a Dallas il 22 novembre 1963. Una missione di morte, per punire un presunto voltafaccia, secondo i capimafia, per i quali al consenso assicurato non sarebbe corrisposta una tutela degli interessi degli stessi boss.

"Se c’è l’accordo gli cafuddiamo (diamo, ndr) una botta in testa. Sono saliti grazie a noi. Alfano è un porco. E’ andato a finire là con Berlusconi e ora si sono dimenticati tutti”.

Gli inquirenti ora ritengono di aver decapitato il mandamento di Corleone, un tempo impero dei padrini Totò Riina e Bernardo Provenzano.  L'intercettazione su Alfano emerge  in particolare dall'operazione eseguita nei comuni di Chiusa Sclafani, Contessa Entellina e, appunto, Corleone. I militari del gruppo di Monreale sono entrati in azione, supportati dalle unità cinofile per la ricerca di armi e da un elicottero. L'inchiesta, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha svelato i nuovi assetti di Cosa nostra.

Arrestato il boss Lo Bue

Sono sei le persone fermate. Si tratta di boss e gregari, indagati per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento, illecita detenzione di armi da fuoco .Tra gli arrestati c'è anche Rosario Lo Bue, boss finito dietro le sbarre nel 2008, ma poi assolto e liberato, fratello, secondo gli inquirenti, di uno dei fiancheggiatori dell'ultima fase della latitanza di Provenzano. L'operazione, spiegano gli investigatori dell'Arma, ha peraltro impedito che si realizzasse il progetto di un omicidio. Le indagini “hanno permesso di individuare il capo mandamento in Rosario Lo Bue, fratello di Calogero già condannato per il favoreggiamento di Bernardo Provenzano, nonché di ricostruire l’assetto del mandamento mafioso di Corleone (uno dei più estesi) ed in particolare delle famiglie mafiose operanti sul territorio dell’Alto Belice dei Comuni di Chiusa Sclafani e Contessa Entellina”, spiegano gli inquirenti, che nel corso delle indagini hanno documentato come “Lo Bue, capo assolutamente carismatico e fautore di una linea d’azione prudente” prosegua “nella linea di comando lasciatagli da Bernardo Provenzano“.

Operazione Grande Passo 3

L'operazione, come detto, è stata portata avantidai carabinieri del gruppo Monreale guidati dal colonnello Piero Sutera e coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci e dai pm Sergio Demontis eCaterina Malagoli. I sei fermi derivano da un’attività investigativa sviluppata in prosecuzione delle indagini cosiddette Grande Passo e Grande Passo 2, che tra il settembre 2014 ed il gennaio del 2015, avevano riguardato i membri delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano.

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