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La lettera di Renzi: “L’Italia ha tutto per farcela e per uscire dalla crisi”

Il presidente del Consiglio scrive ai parlamentari della maggioranza e li invita a non mollare e ad andare avanti nel percorso di riforme.
A cura di Redazione
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Nel giorno in cui i dati Istat hanno mostrato segnali preoccupanti sul Pil italiano (con il Paese che tecnicamente è entrato nella fase di recessione), c'era attesa per le parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Questa volta, invece di affidarsi a qualche stringato tweet, Renzi ha preferito scrivere una lunga ed articolata lettera ai parlamentari della maggioranza, facendo il punto sul percorso di riforme intrapreso dal Governo ed invitando ad andare avanti con maggiore decisione.

Nello specifico, Renzi valuta in questo modo la situazione economico finanziaria del Paese:

In queste ore i dati negativi sulla crescita non devono portarci alla solita difesa d'ufficio (ma l'anno scorso era peggio, ma a giugno la produzione industriale cresce, ma gli occupati sono in aumento, ma il problema è l'eurozona, eccetera eccetera). Dobbiamo avere il coraggio e la voglia di guardare la realtà: l’Italia ha tutto per farcela e per uscire dalla crisi. Ma deve cambiare. Se non cambia sarà sempre negativa. A chi tra noi dice che deve cambiare l'Europa, più che l'Italia, rispondo con rispetto che possiamo cambiare l'Europa solo se facciamo bene a casa nostra. I “MilleGiorni” sono un arco di tempo che consente una strategia globale.

Avanti, allora, con ancora maggiore decisione. Senza incertezze, senza paure, senza frenate. Il processo di riforme è partito. Procede. È iniziato un percorso senza ritorno. Se tra “MilleGiorni” l'Italia avrà un sistema di giustizia civile efficiente come i migliori Paesi europei, un fisco più semplice e meno esoso, una pubblica amministrazione digitalizzata e efficiente, un mercato del lavoro più chiaro e meno ideologizzato l'Italia potrà tornare a crescere. Nel 2012 abbiamo fatto meno 2,4%. Nel 2013 abbiamo fatto meno 1,6%. Nei primi sei mesi siamo a meno 0,3%. Dobbiamo invertire la rotta. Ma dipende solo da noi. Dal nostro lavoro in Parlamento e nel Paese.

Quanto ai compiti che attendono il Parlamento nelle prossime settimane, il Presidente del Consiglio, nel confermare la centralità del programma dei mille giorni (con la riforma del lavoro, della pubblica amministrazione, della giustizia e del fisco), spiega quali sono i cinque obiettivi del Governo da un punto di vista strettamente politico:

I. La riforma costituzionale, con la fine del bicameralismo perfetto, il riequilibrio del ruolo delle Regioni, l'abolizione degli Enti non più utili. Come sapete, il Senato sta discutendo questo disegno di legge proprio in queste ore. Passaggio storico, fondamentale: ci siamo.

II. La riforma elettorale, con la garanzia di un vincitore e la stabilità per chi vince. Passata la prima lettura alla Camera, alla ripresa andremo in Senato.

III. La politica estera. Mai come in questo momento i confini politici europei sono problematici, dall'Ucraina fino alla Siria, da Gaza fino alla Libia. C'è bisogno di Italia, di più Italia, specie nel Mediterraneo.

IV. La sfida educativa. La cultura, la Rai e soprattutto la scuola attendono un disegno organico di riscrittura e riscoperta. Inizieremo a fine agosto con un percorso di radicale riflessione sulla scuola, con particolare attenzione alla scuola media, all’autonomia e al rapporto formazione/lavoro.

V. La spending review. Ci hanno detto che la spending è una questione tecnica. Ma è una finzione. La scelta di cosa tagliare e cosa non tagliare è la suprema scelta politica. La spending è ontologicamente questione politica, che non possiamo rinviare. Ci siamo dati obiettivi che manterremo.

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